Non è possibile fare viticoltura senza una politica comunitaria forte ed efficiente ma serve più flessibilità a 360 gradi, tagliando ogni forma di burocrazie e rigidità. È il messaggio lanciato dal Vinitaly 2025 da due imprenditori del mondo del vino, parlando della loro esperienza sul campo sulla Pac e su quello che si aspettano per il prossimo futuro dall'Europa. Francesco Colpizzi della Tenuta Toscanella Rimaggio in Toscana e Paolo Mastroberardino titolare della tenuta agricola campana Terredora hanno portato le loro testimonianze a Verona, nell'ambito del progetto della Direzione generale Agri dell'Ue, in partnership con ANSA, per contribuire a diffondere nei territori informazioni corrette sul tema della Pac. Due Regioni bandiera di un settore strategico per l'agroalimentare made in Italy, protagoniste dell'incontro-tavola rotonda 'Filiera del vino verso la nuova Pac', a cui ha partecipato anche Palma Esposito, responsabile per i settori vitivinicolo e olivicolo di Confagricoltura.
"Siamo di fronte a scenari internazionali in continua evoluzione", ha detto Colpizzi, spiegando che "la viticoltura non sarebbe così in termini di numeri e contributi, contribuendo a rendere unico il made in Italy, se la Pac non avesse impattato in modo così importante sul mondo del vino". Quanto al futuro il vero sogno nel cassetto al quale Colpizzi punta è che "la Politica comune sia allineata con la viticoltura e che permetta alle imprese di essere vincenti nel nostro mercato". A chiedere senza mezzi termini "meno burocrazia e procedure snelle, semplici ed efficaci per tutte le attività amministrative" è Mastroberardino. "Anche io usufruisco dei mezzi messi a disposizione dall'Unione europea attraverso la Pac e l'Ocm per la valorizzazione dei prodotti del territorio - spiega l'imprenditore campano - ma la realtà territoriale non sempre trova le risposte nelle attività previste dalla Pac: molti aggravi sono soprattutto a livello burocratico. Serve anche meno rigidità nell'Ocm, dove lacci e lacciuoli messi in atto ogni anno fanno sì che i fondi poi non vengano erogati e tornino a Bruxelles. Una rigidità che denota poca attenzione agli imprenditori. Quello che serve - aggiunge - è una maggiore elasticità a 360 gradi". Sulla stessa lunghezza degli imprenditori, infine, è la responsabile Settori vitivinicolo e olivicolo di Confagricoltura. "Il Pacchetto vino - sottoliena Esposito - è un indicatore dell'attenzione che la Commissione ha avuto per il settore, le cui proposte sono state diffuse velocemente. Questo ci dà un sentore positivo ma non basta: occorre lavorare per ottenere più flessibilità nell'attuazione delle misure e nella gestione finanziare dei fondi europei settore vino".
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