Con il riconoscimento
ufficiale da parte del Ministero per le Politiche Agricole al
Consorzio per la tutela e valorizzazione dell'oliva ascolana del
Piceno Dop, si apre la nuova era dell'oliva ascolana a
denominazione di origine protetta che tende soprattutto a
tutelare un prodotto tra i più importanti a livello nazionale e
pianificare gli scenari futuri per far crescere tutto il sistema
che ruota attorno alla vera oliva ascolana.
Tra le prossime sfide, bisogna "spiegare che l'oliva ripiena
Dop si può fare solo con la tenera ascolana e che solo nel
nostro territorio: questa la missione principale del Consorzio -
ha detto il presidente Primo Valenti -. Purtroppo la maggior
parte dell'oliva ripiena fritta non è dop. C'è quella
industriale e poi quella delle paste all'uovo e dei ristoranti:
dobbiamo convincerli ad utilizzare l'oliva tenera ascolana.
Altro obiettivo è fare la mappatura delle piante di tenere
esistenti e favorire il reimpianto di nuove, rendendo la
coltivazione remunerativa". Valenti auspica di avere a breve un
incontro con la Regione Marche cosi come per altro assicurato
dalla vice presidente Anna Casini. "Dobbiamo recuperare il tempo
perso perché il consorzio non c'era. Adesso la Regione ha un
vero interlocutore - ha replicato Casini - che per altro può
partecipare a molti bandi del Piano di sviluppo rurale che
prevede 160 milioni di euro per l'agricoltura nelle zone del
cratere del terremoto". La Dop della tenera ascolana non
riguarda solo Ascoli, ma anche Fermo e Teramo. "Con questi
territori dobbiamo sfruttare la dop dell'oliva tenera ascolana
anche per superare i disagi causati dal terremoto" ha concluso
la vice presidente del Consorzio Isabella Mandozzi.
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