Un mercato globale attuale da 2,4
miliardi di dollari che punta a raggiungere i 3,3 miliardi di
dollari nel 2028. Sono i numeri dei No-Lo (no e low alcohol)
secondo l'analisi dell'Osservatorio del Vino Uiv-Vinitaly su
base dati Iwsr, presentata oggi a Vinitaly nel corso del
convegno "Zero alcohol e le attese del mercato". Stando ai dati
elaborati dall'Osservatorio, in un mercato relativamente maturo
come quello degli Usa 7 consumatori di no-alcohol wine su 10
bevono anche vino tradizionale, e il tasso di penetrazione di
no-alcohol drinks è attorno al 10% sia tra i bevitori di vino
che tra gli astemi (12%). Un allineamento che si non è ancora
registrato in Italia, dove i no-alcohol drinkers sono il 13% tra
gli astemi e solo il 7% tra i consumatori di vino. Nicchia di
mercato nella duplice veste zero e low, con un tasso di crescita
annuale composto (2028/24) dell'8% a valore e del 7% a volume i
No-Lo rappresentano un segmento in crescita in un contesto che
vede il vino in arresto o stabile sia sul fronte dei volumi
(-0,9%) che dei valori (+0,3%). In questo contesto, i dealcolati
- che al contrario delle altre categorie No-Lo sono riconosciuti
come vini - potranno e dovranno trovare un loro posizionamento.
Oltre l'80% delle vendite è realizzato in cinque Paesi, con gli
Usa a dominare il mercato con uno share a valore del 63%,
seguiti da Germania (10%), Uk e Australia (entrambe al 4%) e
Francia (2%). Ancora molto marginale il consumo in Italia, dove
i No-Lo valgono lo 0,1% sul totale delle vendite di vino. "Da
questa edizione di Vinitaly abbiamo uno spazio interamente
dedicato alla degustazione di prodotti No-Lo in area Mixology
che sta registrando grandissimo interesse sia da parte degli
operatori e dei visitatori in fiera" ha sottolineato il
presidente di Veronafiere, Federico Bricolo. "Dobbiamo
analizzare il fenomeno come un'opportunità aggiuntiva, certo non
risolutiva per il vino italiano - spiega Paolo Castelletti,
segretario generale di Unione italiana vini (Uiv) -. Tassi di
crescita così elevati riflettono un calcolo numerico a partire
da numeri molto bassi, ma resta il dato tangibile di un
interesse per un mercato che può rappresentare un alleato
importante per le cantine italiane. A fare la differenza sarà
la qualità del prodotto".
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