È forse il gruppo vocale più
famoso al mondo, l'unico che ha resistito alle diverse stagioni
del disco, dal vinile al digitale, mantenendo intatta l'identità
impressa dal suo fondatore nel 1962, il tenore Ward Swingle.
Sono The Swingles e il 9 giugno tornano al Ravenna Festival,
alla Rocca Brancaleone, per un concerto, naturalmente a
cappella, che unisce rock, folk, jazz e repertorio classico in
una sonorità inconfondibile, fatta di padronanza assoluta delle
tecniche vocali e di duttilità interpretativa. La nuda voce,
senza reti di protezione, è il marchio di fabbrica degli
Swingles, capaci di passare da Bach al rock con impressionante
agilità.
La rivelazione italiana di questa straordinaria orchestra di
voci avvenne nel 1969. Per il loro concerto alla Rocca, 30 anni
dopo la prima apparizione a Ravenna Festival, The Swingles hanno
preparato un programma antologico a sorpresa, com'è nel loro
stile, ripercorrendo un'avventura artistica prossima ai
sessant'anni di attività. Non hanno bisogno di accompagnamento,
perché la voce è il loro strumento, capace di imitare le arcate
dei violini, il pizzicato dei violoncelli, il suono dolce del
flauto o il ritmo delle percussioni. Sono quasi novanta le voci
che dal 1962 hanno collaborato stabilmente con The Swingles, una
delle poche formazioni musicali in grado di autorigenerarsi
senza tradire lo spirito iniziale. Nel 2018 l'ensemble ha
accolto il soprano Federica Basile, la prima italiana ad essere
ammessa in organico. Con lei cantano Joanna Goldsmith-Eteson,
Imogen Parry, Oliver Griffiths, Jon Smith, Jamie Wright e Edward
Randell. La loro versatilità ha aperto collaborazioni con
artisti di diversa natura quali il Modern Jazz Quartet, Jamie
Cullum e i Labrinth. Luciano Berio è stato uno dei primi
compositori a esplorare le sonorità delle voci degli Swingles in
un contesto orchestrale con la sua innovativa "Sinfonia".
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