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Il grido dell'acciaio Ue: "Con i dazi a rischio 3,7 milioni di tonnellate verso gli Usa"

Il grido dell'acciaio Ue: "Con i dazi a rischio 3,7 milioni di tonnellate verso gli Usa"

L'export verso gli Stati Uniti pesa per il 16% del totale. Eurofer sollecita per adottare "misure chiave". Vedi l'infografica di Ednh

Bruxelles, 19 febbraio 2025, 21:17

Redazione ANSA

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Il grido dell 'acciaio Ue: "Con i dazi a rischio 3,7 milioni di tonnellate verso gli Usa" - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il grido dell 'acciaio Ue: "Con i dazi a rischio 3,7 milioni di tonnellate verso gli Usa" - RIPRODUZIONE RISERVATA

Dazi del 25% su acciaio e alluminio e poi tariffe reciproche. Sono gli ultimi due capitoli della guerra commerciale condotta da Donald Trump contro amici e nemici all'estero. Il presidente ha firmato gli ennesimi ordini esecutivi nello Studio Ovale, segnalando di voler prendere in considerazione l'imposizione di tariffe aggiuntive su automobili, prodotti farmaceutici e chip per computer. "La produzione di acciaio è una componente importante della nuova età dell'oro promessa da Trump", ha spiegato alla Cnbc uno dei suoi principali consiglieri economici, Kevin Hassett.

È uno dei motivi per cui il tycoon ha condiviso anche lo stop di Biden alla vendita di Us Steel ai giapponesi, concordando alla fine un loro investimento ma senza assumerne il controllo. La misura colpirà in particolare il Canada, principale esportatore di acciaio e alluminio in Usa (con una quota del 25%), il Messico (12%), il Brasile, la Corea del Sud ma non l'Australia, il cui premier Anthony Albanese ha annunciato una esenzione accordata da Trump dopo un colloquio telefonico. Per ora resta nel mirino invece la Ue, per la quale gli Stati Uniti sono il maggior mercato per l'export dei due metalli. 

Con i dazi "l'Ue potrebbe perdere fino a 3,7 milioni di tonnellate di esportazioni di acciaio verso gli Stati Uniti", è stato il grido di Eurofer, l'associazione dell'industria dell'acciaio Ue, dopo l'annuncio delle misure. La richiesta del settore è rivolta allora a Bruxelles per "un'azione decisa" e "immediata" a tutela del comparto. "L'ordine esecutivo firmato da Trump è un'escalation radicale della guerra commerciale lanciata sotto la sua prima amministrazione, peggiorerà ulteriormente la situazione dell'industria siderurgica europea, esacerbando un contesto di mercato già disastroso", sottolinea l'associazione, aggiungendo che la perdita di export verso gli Usa "non può essere compensata".

Finora, i produttori di acciaio europei hanno beneficiato di esenzioni grazie a un contingente tariffario negoziato dalla Commissione europea. Tuttavia, ha evidenziato Eurofer, i dazi introdotti dalla prima amministrazione Trump hanno già ridotto le importazioni di acciaio dell'Ue negli Stati Uniti di oltre 1 milione di tonnellate all'anno. "Gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di esportazione per l'acciaio europeo, assorbendo il 16% delle esportazioni totali dell'Ue nel 2024", ha sottolineato l'associazione, avvertendo che la perdita di una quota rilevante di queste vendite non potrà essere compensata da altri mercati.

Inoltre, le misure imposte da Trump potrebbero causare un massiccio spostamento dei flussi commerciali. "Nel 2024, gli Stati Uniti hanno importato circa 23 milioni di tonnellate di prodotti siderurgici da Paesi terzi, esclusa l'Ue. Ora, questi volumi rischiano di essere dirottati verso l'Europa", aggravando il nodo della sovracapacità nel mercato siderurgico. Le aziende del settore avvertono che la sovraccapacità globale di acciaio già oggi sta riversandosi in massa sul fragile mercato europeo, con prodotti venduti a prezzi estremamente competitivi. Questi flussi, è la denuncia, provengono principalmente da Asia, Nordafrica e Medio Oriente, mettendo sotto pressione l'industria siderurgica europea e compromettendo la sua capacità di investire nella transizione verde, con il rischio di una paralisi del settore.

Solo nel 2024, l'industria siderurgica Ue ha già chiuso impianti per un totale di 9 milioni di tonnellate di capacità produttiva, con la conseguente perdita di oltre 18mila posti di lavoro. Eurofer ha sollecitato dunque l'adozione di "misure chiave" da parte di Bruxelles, a partire dalla revisione dell'attuale regime di salvaguardia Ue adottato nel 2018 per contenere l'impatto dei dazi di Trump. L'associazione propone in particolare un rafforzamento delle quote di protezione.

Il mondo dell'acciaio Made in Italy non è esente dall'impatto su un mercato che, in sette anni, ha già subito un drastico calo verso l'altra sponda dell'Atlantico. Gli Usa, d'altronde, stando ai dati 2023, non compaiono neanche nella lista dei primi dieci mercati esteri. In attesa di conoscere ulteriori dettagli sulle misure, è stato il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, a mettere in fila i numeri: dal 2018, anno in cui l'amministrazione Trump ha introdotto i primi dazi del 25%, l'export italiano di acciaio verso gli Stati Uniti è più che dimezzato, passando da 596.828 tonnellate alle sole 194.364 del 2024.

Alla luce di questi dati, "non comprendiamo se i recenti proclami rappresentino un rinnovo di una normativa già esistente o se siano il preludio a nuove misure restrittive", ha affermato. Indicando poi un altro dato: "le aziende italiane esportano negli Stati Uniti prevalentemente acciai speciali, prodotti di alto valore il cui prezzo consente comunque di superare la soglia imposta dai dazi". "Inoltre gran parte della produzione destinata ai clienti statunitensi avviene direttamente all'interno degli Stati Uniti, grazie agli investimenti e alla presenza produttiva delle nostre aziende sul territorio americano", ha proseguito il presidente di Federacciai.

Inevitabile guardare anche alle possibili ripercussioni che l'introduzione dei dazi potrebbe avere sui dossier attualmente aperti, vedi quello della cessione dell'ex Ilva di Taranto. "Non ho preoccupazioni", ha risposto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, da Parigi, a chi gli chiedeva se non temesse che i dazi possano rendere più difficile l'operazione. Tre le società a concorrere per rilevare l'intero gruppo: Jindal Steel International dall'India, Baku Steel dall'Azerbajian e Bedrock dagli Stati Uniti. La procedura, sempre a detta di Urso, consentirà "di assegnare l'ex Ilva ad un player industriale internazionale che crede nello sviluppo della siderurgia green nel nostro Paese, con l'obiettivo di realizzare a Taranto il più grande e più avanzato impianto siderurgico green d'Europa".

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