(di Francesca Chiri)
A passeggio al Foro Romano con
l'occhio di Shakespeare e con riferimenti a Balmoral e ai
cavalli. È stata una visita lampo, ma che ha ugualmente
catturato l'interesse dei Reali d'Inghilterra quella che re
Carlo e la regina Camilla hanno avuto oggi al parco archeologico
del Colosseo accompagnati da un cicerone d'eccezione come
Alberto Angela.
"Diciamo che in realtà era previsto che arrivasse prima
Camilla e poi ci raggiungesse Carlo. Poi c'è stato un cambio di
protocollo, di programma: sono arrivati assieme e quindi la
distanza era all'incirca un cento metri" in cui trovare le
parole e i segni di una storia lunga duemila anni, racconta
Angela all'ANSA. E come si fa? "Alla fine ti metti nei loro
panni, perché immagino che non sia facile per loro andare a
passeggiare in un sito archeologico come faremmo invece noi.
Quindi ho cercato di dargli quelle cose che piacciono, che fanno
innamorare, partendo anche dai dettagli. Qui all'arco di Tito,
ad esempio, si vedono i marmi di questi cavalli e si vede che la
testa delle persone che gli sono accanto è più alta di quella
dei cavalli: questo non è un espediente figurativo. Al contrario
i cavalli erano proprio piccoli. Ho detto 'guardi che erano come
pony'". E scherzando: " Voi conoscete i cavalli?".
Poi, parlando per esempio dell'incendio di Roma, "ho spiegato
che qui una volta c'era la Domus Aurea. Poi dico 'guardi, Nerone
non c'entra niente con l'incendio. Lui era nella sua Balmoral!
... Cioè... stava ad Anzio. Ecco, bisogna conoscere un po' la
loro storia e suonare un pianoforte con quei tasti che
funzionano" con accordi che per loro familiari, sorride.
La veloce visita, che doveva inizialmente essere con la sola
Regina, ha avuto anche un piccolo prolungamento imprevisto. I
Reali e il celebre divulgatore dovevano terminare la loro breve
visita davanti all'Arco di Tito per poi raggiungere di nuovo la
loro macchina. "Invece erano interessati a continuare e mi hanno
chiesto di andare avanti. Da lì si apre il Foro Romano, e come
si fa in così poco tempo, da dove si inizia? Ho pensato che gli
inglesi sono legati a tante cose, ad esempio a Shakespeare che
ha riscritto, ma non inventato, con il suo stile, l'orazione
funebre di Marco Antonio sul corpo di Giulio Cesare. Che è
avvenuta là, ecco, gli ho indicato, è lì che è accaduta quella
storia. Ed è così che ci si trova in qualche modo collegati".
Che reazione hanno avuto a fare questo bagno nella storia?
"Ovviamente ho visto in loro molta curiosità, uno spirito vivo,
uno spirito attento, uno spirito per nulla legato ai protocolli.
Volevano cercare di capire il massimo nonostante il poco tempo a
disposizione, cogliere appieno l'opportunità di questa visita".
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