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Ordigni homemade, da Genova nuovi studi per neutralizzarli

Ordigni homemade, da Genova nuovi studi per neutralizzarli

Li compie un ispettore capo laureato in chimica industriale

GENOVA, 06 settembre 2023, 18:58

Redazione ANSA

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Ordigni realizzati combinando zucchero, concimi o altre sostanze di uso comune come il triperossido di acetone, il preferito dai terroristi dell'Isis e utilizzato in molti attentati in Europa. Gli esperti li chiamano ordigni 'homemade', pericolosi da maneggiare e che per essere "neutralizzati" richiedono procedure complesse, definite nel protocollo antisabotaggio della Nato a cui aderiscono 29 Paesi tra cui l'Italia. Le tecniche prevedono precise tipologie di intervento che vanno dall'utilizzo di robot meccanici ai cannoni d'acqua, dalle radiografie a complessi sistemi meccanici per il disinnesco. Per incrementare la sicurezza degli specialisti che intervengono sul campo nonché quella della popolazione sono in corso a Genova studi che potrebbero consentire di rendere rapidamente innocue queste "bombe" grazie all'ausilio della chimica. A condurli è Federico Canfarini, laureato in chimica industriale all'Università di Genova e ispettore capo di polizia al comando del nucleo artificieri della Liguria. "L'obiettivo è 'neutralizzare' o 'flemmatizzare' (riducendo il rischio del trasporto) gli ordigni improvvisati riducendo il rischio per operatori e popolazione - spiega - e nel contempo poterli conservare a fini investigativi". Gli studi che sta portando avanti con l'università di Genova "potrebbero avere un impiego efficace anche su alcuni ordigni convenzionali, vale a dire soprattutto residuati bellici, come le bombe al fosforo trovate negli ultimi mesi in due cantieri a Genova. "In quel caso, per esempio, alcuni acidi possono essere utilizzati per neutralizzare il fosforo - spiega - in attesa dell'intervento dell'esercito a cui spetta la rimozione, riducendo i disagi che spesso creano questi ritrovamenti in termini di evacuazioni e blocchi alla viabilità".
    Gli studi fin qui condotti e testati che hanno portato alla realizzazione di diversi composti a base di perossidi necessitano ulteriori approfondimenti nonché indispensabili via libera istituzionali, ma "la prospettiva - conclude Canfarini - è quella di poter agire più rapidamente grazie alla chimica riducendo i rischi".
   

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