E' l'uomo delle promozioni e dei
miracoli, come quello che servirebbe ad una Samp affogata in
Lega Pro. Giorgio Perinetti, dirigente sportivo da una vita,
racconta all'ANSA come si costruisce la rinascita dopo aver
toccato il punto più basso. La sua storia insegna, guidò il
Venezia dalla serie D ai play off per la serie A in appena tre
anni insieme a Pippo Inzaghi in panchina.
"Adesso la Sampdoria deve ripartire da un sano realismo, ogni
categoria ha le sue peculiarità e non si può improvvisare. In
serie C devi avere giocatori pronti a sporcarsi le scarpe: devi
trovare un mix giusto tra elementi di qualità e giocatori di
categoria che mettono mettere sacrificio, corsa e gamba", spiega
Perinetti che in carriera ha guidato in serie A Bari e Palermo.
Poi il manager apre una parentesi sulla disgraziata annata
doriana: "Sono mancati elementi chiave, forse pensavano che
acquistando attaccanti forti come Tutino e Coda potesse essere
sufficiente ma non è così: devi creare un'alchimia con
un'ossatura che è mancata", prosegue l'ex ds di Roma, Napoli e
Juventus che poi si sofferma su un nodo che ha contraddistinto
la stagione doriana: cioè la mancanza di un direttore generale,
una figura che è adesso diventata prioritaria nella
ricostruzione. "Parlo di me e di altri grandi professionisti e
amici come Corvino e Braida. Qualcuno pensa che un dg possa
essere una figura ingombrante, è sbagliato questo ragionamento.
Fa bene la Samp a cercare un direttore generale perché ci mette
la faccia, si assume le responsabilità quando le cose vanno male
e diventa un elemento di collegamento tra proprietà e squadra -
conclude -. L'esperienza è fondamentale soprattutto in
situazioni di crisi come quella della Samp".
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