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Noseda, 'la Scala è un golden stage, l'Italia mi manca un po''

Noseda, 'la Scala è un golden stage, l'Italia mi manca un po''

Tour con la National Symphony: "Avvicinare i giovani un dovere"

MILANO, 26 febbraio 2024, 16:03

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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La National Symphony Orchestra di Washington arriva in Italia per la sua prima esibizione assoluta alla Scala. A guidarla stasera in questo appuntamento, che arriva quasi al termine di una corposa tournée europea con dieci concerti in Spagna e Germania oltre che a Milano, è Gianandrea Noseda, suo direttore musicale da sette anni e milanese doc.
    "Suonare alla Scala dà un senso di orgoglio e responsabilità.
    C'è un carico emotivo più alto" ammette e poi riassume "la Scala è la Scala e lo dico con piacere". E siccome ormai Noseda è anche un po' americano aggiunge anche che è il "golden stage dell'opera".
    I suoi impegni sono intensi: a maggio, all'opera di Zurigo di cui è direttore musicale, eseguirà due volte la tetralogia dell'Anello del Nibelungo di Wagner, con la Washington da questa stagione ha inserito nel programma un'opera in forma di concerto (si comincia con Otello) e ha ripristinato le tournée negli Stati Uniti, bloccate da dieci anni con concerti ma anche progetti educativi.
    E un ruolo da direttore musicale in Italia? "Sono stato per undici anni al Regio di Torino. Con i grandi progetti con la Symphony e Zurigo sono completamente focalizzato - spiega - ma da italiano mi manca un po' l'Italia".
    Chi vivrà, vedrà. Oltre alla sinfonia n. 5 di Sostakovic, il programma dell'esibizione di questa sera include in concerto n.
    4 per piano di Beethoven (con solista Seong-Jin Cho) e la prima europea di Wake Up di Carlos Simon, brano che evidenzia la capacità di ogni parte dell'orchestra e permette di conoscere una nuova generazione di "compositori americani fra i 35 e i 45 anni". Far conoscere è un obiettivo, anzi una "missione" da portare avanti secondo Noseda anche e soprattutto fra i ragazzi.
    "Qualsiasi iniziativa che porta i giovani a conoscere la musica per poi fare una scelta va bene. Chi non sa è meno libero e quindi - conclude - bisogna rendere possibile un approccio, se non lo fa la scuola ci assumiamo questo dovere, questa missione".
   

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