"All'esito delle indagini durate
per molti anni, è stata abbandonata l'ipotesi secondo cui avrei
ricevuto somme di denaro in cambio di favori o atti contrari ai
miei doveri aziendali. Migliaia e migliaia di pagine di atti ed
intercettazioni telefoniche aventi ad oggetto simili scambi,
quindi, non riguardano me". Così in una nota il consigliere
regionale lombardo e consigliere comunale a Milano Manfredi
Palmeri, tra gli indagati che hanno ricevuto dalla Procura di
Milano l'avviso di chiusura indagini nell'ambito dell'inchiesta
'Doppia Curva'.
"Ciò che resta - aggiunge - è solo l'ipotesi di una presunta
violazione del codice civile in rapporti tra privati e non certo
i gravissimi fatti da codice penale contestati ad alcuni
esponenti del tifo organizzato, che ignoro e a cui diffido di
accostare il mio nome. Come emerge chiaramente anche dagli
stessi atti dell'inchiesta, non ho infatti mai avuto alcun
interesse o legame con gli esponenti ultras in questione".
L'ipotesi di indagine "che residua nei miei confronti è priva
di fondamento - prosegue Palmeri -. Quando sarò ascoltato anche
io potrò finalmente fornire tutti gli elementi che provano come
sia estraneo all'unico fatto ipotizzato".
Palmeri sottolinea di "aver soltanto svolto il mio dovere,
senza prendere decisioni, non avendo titolo o potere per
assegnare alcunché o favorire chicchessia, né faccio parte del
Consiglio direttivo della società. Tanto meno - va avanti - ho
fatto favori ad un operatore che da anni era stato scelto da
entrambi i Club per tutte le partite a San Siro e che anzi a
quanto dichiarato lo avevano selezionato proprio per arginare le
interferenze nella gestione dei parcheggi dello Stadio".
In conclusione Palmeri si dice fiducioso che "prevarrà la
verità": "La riconosciuta serietà della mia attività
professionale, costruita in anni di diligente e quotidiano
impegno, mi rende sereno anche se amareggiato".
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