(dell'inviata Alessandra Massi) Applausi, risate e alla fine scrosci di battimani cadenzati e il pubblico che continuava a richiamare gli artisti sul palcoscenico. E' stata accolta così questa sera a Pesaro La Gazzetta, seconda opera del Rossini Opera Festival, corredata da un quintetto inedito recentemente ritrovato, la chicca musicologica di questa edizione.
La pagina, un imponente concertato per tutti i personaggi principali, figurava nel libretto della prima a Napoli nel 1816 ma non erano mai state rinvenute fonti musicali. Eppure si trattava di un brano essenziale per dare senso compiuto al procedere dell'azione drammatica dell'opera. Tanto che sempre a Pesaro, per La Gazzetta messa in scena da Dario Fo nel 2001 (e ripresa nel 2005), si era reso necessario inserire nel corso di un recitativo secco un brano musicale spurio, libera rielaborazione di un Péché de vieillesse (la famosissima "La danza"), in cui veniva riassunto e recitato il testo letterario delle pagine perdute.
Nel ritrovato Quintetto compare, divertente sorpresa, la folgorante stretta del finale primo del Barbiere di Siviglia Mi par d'esser con la testa in un'orrida fucina, rivisitata con originali modifiche legate al diverso testo poetico. Così arricchito, l'ascolto della Gazzetta risulta un inno alla bellezza femminile e al matrimonio, in un'opera che parla di amori contrastati e nozze.
Peraltro, La Gazzetta, opera buffa in due atti su libretto di Giuseppe Palomba, tratto da "Il matrimonio per concorso" di Goldoni, segue cronologicamente Il Barbiere di Siviglia e sembra riprenderne alcune situazioni: padri che si oppongono alle scelte sentimentali delle figlie, tanto da bandirne il matrimonio per concorso sulla Gazzetta del titolo, fanciulle e giovani intraprendenti che alla fine riusciranno ad averla vinta, non prima di una girandola di vari equivoci. La musica invece cita, riprende o anticipa spunti già sviluppati o che lo saranno in futuro da varie opere e a volte ne fa la parodia.
Echi di Goldoni si percepiscono nella coppia formata dalla capricciosa Lisetta e dal locandiere Filippo e nell'ambientazione internazionale in un albergo parigino, tra italiani espatriati e stranieri vari. Proprio alle lingue straniere sono dedicate alcune delle gag più divertenti del buffo don Pomponio, che abbozza frasi in francese, spagnolo e parla in napoletano.
La regia di Marco Carniti, alle prese con un testo ricco sì di momenti musicali, ma anche di recitativi secchi fortemente teatrali, ha creato uno spettacolo leggero e astratto, ricco di momenti comici, come la citazione della lettera di Totò e Peppino ("punto...punto e virgola...parentesi graffa") con le scene di Manuela Gasperoni a volte dominate da grandi elementi come enormi strisce di giornale e dei costumi moderni di Maria Filippi. Giovane e brillante il cast, con molti elementi venuti dall'Accademia Rossiniana come la protagonista Hasmik Torosyan, e poi Vito Priante, Maxim Mironov, Raffaella Lupinacci, Josè Maria Lo Monaco, Andrea Vincenzo Bonsignore, Dario Shikhmiri ed Ernesto Lama (nel ruolo mimato del servo Tommasino). Su tutti ha svettato il divertente e intenso don Pomponio di Nicola Alaimo.
Ritorno felice a Pesaro per Enrique Mazzola, direttore e concertatore di provata fede belcantistica, di nuovo al Rof dopo 16 anni, alla testa di Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna. Si replica il 14, 17 e 20 agosto.
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