C'era anche il vescovo di
Macerata Nazzareno Marconi ieri sera alla prima di Carmen allo
Sferisterio di Macerata, "perché l'arte fa pensare" e perché la
storia della sigaraia immaginata da Mérimée e musicata da Bizet
insegna che "le cose nella vita vera non sono facili" e che "chi
corre subito a giudicare e condannare sbaglia certamente",
spiega in un messaggio diffuso dalla diocesi.
"Vado a vedere la Carmen per indicare alla gente che l'arte,
quando è grande, fa pensare e riflettere sulla vita - osserva -.
E un popolo che pensa e riflette è già sulla buona strada per
diventare un popolo più cristiano". L'opera di Bizet "ha
conquistato i grandi intellettuali perché affronta temi cruciali
e seri: l'amore, la morte, il vero e il falso, la difficile
libertà lacerata tra ragione e passione. Ma come diceva un suo
grande estimatore, il filosofo Nietzsche, lo fa con bellezza e
levità". La morale "non può essere quella per cui chi viola la
norma va punito, senza se e senza ma, senza cercare una
giustizia che guarisca e non semplicemente che 'vendichi'. Se
don José lasciasse Carmen in prigione e sposasse Micaela,
l'opera finirebbe al primo atto. Tutti a casa, convinti che la
legge e l'ordine fanno vivere sereni e tranquilli, e questo
basta per diventare vecchi".
Ma "don José lascia fuggire Carmen, perché l'umano non è solo
calcolo e quieto vivere" fa notare. Carmen "parla del mistero
dell'amore, che non è solo sesso, ma non è neppure legame calmo
ed ordinato, senza passione" insiste mons. Marconi, citando
Benedetto XVI e "l'eros di Dio", la passione per l'uomo: "è
questa passione per l'umano, perché l'umanità viva, si senta
libera, provi a cercare la sua strada, anche a rischio di farsi
male che spinge don Josè a liberare Carmen e fa partire davvero
la storia dell'opera di Bizet".
"Vado a vedere Carmen per ricordarmi che il male distrugge",
ma "cercare la via della vita, della libertà e del bene è più
complesso che fare un elenco di reati, mettere in galera chi li
viola e gettare la chiave. Forse anche Carmen può servire per
scrivere un catechismo della misericordia, di cui avremmo tutti
un grande bisogno, cristiani e non" conclude il vescovo di
Macerata.
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