(dell'inviato Piercarlo Presutti)
"Non è vero che la tregua olimpica
dell'antichità fermava le guerre: quelle andavano avanti,
semplicemente c'era un salvacondotto per gli atleti, qualsiasi
fosse la loro provenienza, a partecipare ai Giochi. Quindi
possiamo dire che qui da noi a Parigi la tregua intesa in senso
ellenico viene applicata, ad esempio per gli atleti israeliani
dei quali in molti a partire dagli iraniani chiedono
l'esclusione e che invece sono regolarmente in gara". Fabrice
D'Almeida, professore di storia contemporanea all' Institut
français de presse e popolare divulgatore televisivo, una sorta
di Piero Angela francese, spiega all'ANSA il senso per i
francesi di un'Olimpiade considerata da molti la più controversa
filosoficamente e organizzativamente.
La sua è una visione attenta anche alle sfumature politiche
di una manifestazione che è universale molto al di là delle gare
e si intreccia con la geopolitica. "In realtà - sostiene
D'Almeida - a proposito di tregua olimpica (che, insisto, qui
c'è: un atleta russo, magari senza bandiera, incontra un
ucraino...), Macron la intende in maniera un po' personale. Lui
vuole che in questo periodo in Francia non si affrontino
questioni politiche interne, e la cosa è molto contestata dall'
opposizione e in particolare dalla sinistra che dopo le
elezioni ha chiesto più volte un nuovo primo ministro. Solo che
non mi pare la sinistra abbia la forza per imporlo ora a
Macron".
Ma, al di là degli aspetti politici, cosa significano le
Olimpiadi per i francesi? "C'è stato un investimento molto
importante economico ed ideale, c'erano promesse, anche grandi,
di fare i primi Giochi veramente paritari, tanti uomini quante
donne. E questo si è realizzato. Sono anche Giochi sostenibili,
il concetto è molto importante per Parigi. La cosa strana è che
la gente ha messo molto tempo a entrare nell'idea dei giochi
olimpici, la settimana scorsa la Francia aveva la testa nella
politica, solo da lunedì le cose sono cambiate e i Giochi sono
il centro della nostra vita. Ma c'è un livello tale di
sicurezza, tante aree vietate tra zone grigie, rosse e blu, che
la festa nella città è un po' limitata". A proposito di città,
la sensazione è si sia spopolata dei parigini, pare persino che
gettino chiodi sulle corsie olimpiche, non c'è un po' di rigetto
nei confronti di questi giochi?: "C'è un po' di rifiuto perché
c'è grande tensione, c'è la minaccia molto grande degli
attentati, gli avvertimenti che si susseguono, e dunque c'è
gente che ha avuto paura: poi è un problema muoversi. Dunque noi
parigini abbiamo visto il problema prima del piacere".
E la cerimonia come sarà? "E' stato fatto un lavoro molto
importante, sarà una cosa stupenda. E' la prima volta fuori
dallo stadio, a contatto con i parigini, sulla Senna: sono,
diciamo così, Giochi navali...". Cosa vorranno comunicare gli
organizzatori? "Sicuramente l'umanità, l'umanesismo, e
sicuramente la diversità perché non dimentichiamo che in Europa,
in Francia in particolare, il populismo è molto forte, dunque
credo che in linea con i nostri valori tradizionali ci sarà un
messaggio di apertura al mondo, non un segnale di nazionalismo,
di egoismo. 'Siamo tutti insieme, abbiamo da condividere',
questo sarà il messaggio generale, poi sarà veicolata la cultura
francese perché ovviamente ogni paese valorizza se' stesso.I
giochi a Roma nel 1960 avevano una parte nel Foro che è
veramente il centro, il cuore di Roma. Qui si vedranno la Torre
Eiffel, il Grand Palais, Place de la Concorde".
Macron come utilizzerà diplomaticamente i Giochi? "Non sono
sicuro - conclude D'Almeida - che lui avrà la forza di
approfittarne come arma diplomatica perché in questo momento ha
una certa debolezza politica. Tutti i colleghi, gli altri primi
ministri, sanno bene che Macron è in una situazione strana. Non
è come cinque anni fa: maggioranza alla camera dei deputati, il
primo ministro, aveva tutto. Oggi non ha tutto, alla camera non
è facile, il primo ministro è sull'orlo dell'addio, Macron non
potrà prendere iniziative forti. E anche se lo farà, sarà come
recentemente quando è andato in Israele e ha detto che si doveva
fare una nuova coalizione e nessuno gli ha dato davvero retta.
Per usare un'immagine italiana, è un uomo solo (o quasi) e non è
davvero al comando. E la diplomazia mondiale su questo non
perdona".
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