L'ex dirigente della Banca Popolare
di Bari che ha denunciato presunte irregolarità nei bilanci
(dando avvio all'indagine a carico dei vertici dell'istituto di
credito) e di aver subito maltrattamenti fino al licenziamento,
avrebbe chiesto nel giugno scorso alla banca una somma di denaro
per evitare la cattiva pubblicità derivante da quelle denunce.
Lo sostiene la BpB che, a "tutela della propria reputazione", ha
dato incarico "ai propri legali di presentare denuncia per
tentata estorsione nei confronti" dell'ex dirigente
dell'Istituto "a suo tempo licenziato per giusta causa".
In una lettera, secondo la denuncia, l'ex funzionario
proponeva un "accordo diretto" con termine di pochi giorni per
la definizione, finalizzato a "prevenire" le conseguenze di
"pubblicità negative che a queste controversie si accompagnano".
"La fermezza della banca - dichiara il legale dell'istituto di
credito barese, avv.Francesco Paolo Sisto - conduce ad assumere,
rapidamente, ogni iniziativa tesa alla tutela della sua
reputazione, ivi compresa, la denuncia per tentata estorsione
nei confronti di un dipendente a suo tempo licenziato per giusta
causa". "È solo offensivo, sul piano tecnico - prosegue il
legale commentando le notizie di stampa sull'indagine -
accostare la vicenda tutta da dimostrare della Banca Popolare di
Bari a quelle di altre ex banche, con conclamati problemi
giudiziari ben diversi", riferendosi alle inchiesta su MPS e
Banca 121. "Per il resto - conclude Sisto - i fatti in questione
non sussistono. Le procedure dell'istituto sono del tutto
trasparenti e certificate, con la conseguenza che le accuse
formulate sono destinate, inevitabilmente a regredire a mere
illazioni".
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