A passeggio al Foro Romano con l'occhio di Shakespeare e con riferimenti a Balmoral e ai cavalli. È stata una visita lampo, ma che ha ugualmente catturato l'interesse dei Reali d'Inghilterra quella che re Carlo e la regina Camilla hanno avuto oggi al parco archeologico del Colosseo accompagnati da un cicerone d'eccezione come Alberto Angela. "Diciamo che in realtà era previsto che arrivasse prima Camilla e poi ci raggiungesse Carlo. Poi c'è stato un cambio di protocollo, di programma: sono arrivati assieme e quindi la distanza era all'incirca un cento metri" in cui trovare le parole e i segni di una storia lunga duemila anni, racconta Angela all'ANSA. E come si fa? "Alla fine ti metti nei loro panni, perché immagino che non sia facile per loro andare a passeggiare in un sito archeologico come faremmo invece noi.
Quindi ho cercato di dargli quelle cose che piacciono, che fanno innamorare, partendo anche dai dettagli. Qui all'arco di Tito, ad esempio, si vedono i marmi di questi cavalli e si vede che la testa delle persone che gli sono accanto è più alta di quella dei cavalli: questo non è un espediente figurativo. Al contrario i cavalli erano proprio piccoli. Ho detto 'guardi che erano come pony'". E scherzando: " Voi conoscete i cavalli?". Poi, parlando per esempio dell'incendio di Roma, "ho spiegato che qui una volta c'era la Domus Aurea. Poi dico 'guardi, Nerone non c'entra niente con l'incendio. Lui era nella sua Balmoral! ... Cioè... stava ad Anzio. Ecco, bisogna conoscere un po' la loro storia e suonare un pianoforte con quei tasti che funzionano" con accordi che per loro familiari, sorride.
La veloce visita, che doveva inizialmente essere con la sola Regina, ha avuto anche un piccolo prolungamento imprevisto. I Reali e il celebre divulgatore dovevano terminare la loro breve visita davanti all'Arco di Tito per poi raggiungere di nuovo la loro macchina. "Invece erano interessati a continuare e mi hanno chiesto di andare avanti. Da lì si apre il Foro Romano, e come si fa in così poco tempo, da dove si inizia? Ho pensato che gli inglesi sono legati a tante cose, ad esempio a Shakespeare che ha riscritto, ma non inventato, con il suo stile, l'orazione funebre di Marco Antonio sul corpo di Giulio Cesare. Che è avvenuta là, ecco, gli ho indicato, è lì che è accaduta quella storia. Ed è così che ci si trova in qualche modo collegati".
Che reazione hanno avuto a fare questo bagno nella storia? "Ovviamente ho visto in loro molta curiosità, uno spirito vivo, uno spirito attento, uno spirito per nulla legato ai protocolli.
Volevano cercare di capire il massimo nonostante il poco tempo a disposizione, cogliere appieno l'opportunità di questa visita".
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