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Schizofrenia, scoperti 23 'geni partner' che sviluppano malattia

Schizofrenia, scoperti 23 'geni partner' che sviluppano malattia

Sono possibile bersaglio delle terapie

BARI, 17 aprile 2023, 16:50

Redazione ANSA

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Uno studio delle università di Bari e Baltimora ha portato alla scoperta, "per la prima volta", di 23 geni che si associano costantemente ad altri geni detti "di rischio" per lo sviluppo della schizofrenia. L'importanza di questa scoperta - evidenzia l'ateneo barese in una nota - risiede nel fatto che questi 'geni partner' potrebbero essere nuovi bersagli terapeutici per consentire di prevenire l'effetto dei geni di rischio. I ricercatori hanno poi esplorato l'ambiente molecolare in cui interagiscono i geni nelle cellule cerebrali, ovvero le reti di co-espressione genica che cambiano con il passare del tempo. E hanno osservato che i geni a rischio di schizofrenia modificano la loro relazione con i geni partner man mano che il cervello matura, raggiungendo un'associazione stabile nel cervello adulto. Questi risultati potrebbero spiegare perché i sintomi cambiano nel tempo anche se i geni di rischio non cambiano.
    La presenza costante di questi 'geni partner' - secondo lo studio - suggerisce che essi forniscano l'ambiente molecolare necessario ai geni di rischio per far sì che le cellule si comportino in un modo che porta alla malattia. "Quando pensiamo al nostro ambiente ci vengono in mente parole come dieta, stress, stile di vita e inquinamento - si legge nella nota di UniBa - tuttavia le cellule non sono consapevoli dell'equilibrio tra lavoro e vita privata, della dieta o dell'inquinamento, ma ne vengono a conoscenza attraverso i cambiamenti nel loro ambiente molecolare prodotti dai geni che rispondono a questi fattori".
    Lo studio è stato condotto da UniBa e dal 'Lieber institute for Brain development' di BaltimoraI, ed è stato pubblicato sulla rivista 'Science advances'. La ricerca è il risultato di un partenariato Ue-Usa, finanziato dalla borsa di studio 'Marie Skłodowska-Curie' assegnata all'università di Bari che ha permesso all'autore principale Giulio Pergola di visitare il 'Lieber institute' per due anni. Il 'Lieber institute' e gli autori senior Daniel R. Weinberger e Alessandro Bertolino hanno fornito materiale e finanziamenti aggiuntivi.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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