Sono venti i tavoli di crisi aperti
nell'area metropolitana di Bari, 49 le vertenze in tutta la
Puglia, con il futuro di migliaia di lavoratori a rischio. Per
questo stamattina Uilm, Uiltech, Uiltrasporti, Uiltucs e Feneal
Uil Bari-Bat hanno organizzato un sit-in di protesta sul
lungomare di Bari, di fronte alla presidenza della Regione
Puglia. A metà mattinata una delegazione di sindacalisti,
guidata dal segretario organizzativo nazionale Uil e commissario
straordinario Uil Puglia, Emanuele Ronzoni, è stata ricevuta dal
numero uno della task force regionale per l'occupazione, Leo
Caroli, al quale Uil ha consegnato un documento dopo il "nulla
di fatto" - scrive il sindacato nella lettera - con il quale lo
scorso 10 maggio si è concluso l'incontro "con i vertici del
consorzio Asi per discutere delle vertenze in atto e del futuro
dei lavoratori".
Il sindacato chiede la "definizione di aree Zes in aree
industriali ove ricadono le vertenze per stimolare la
riprogrammazione delle imprese con misure di investimento
pertinenti", "azioni di rilancio in termini di politiche attive
del lavoro", la "ridefinizione dei volumi economici di cassa
integrazione e integrazione alla stessa attingendo anche a
misure economiche di carattere regionale" e la definizione
"dell'area industriale di Bari come area di crisi industriale
complessa". Il documento evidenzia che "la Città metropolitana
di Bari fa registrare il secondo valore più elevato per numero
di lavoratori coinvolti nelle crisi industriali", con "8.200
unità lavorative" coinvolte nelle vertenze, "che arrivano a
10mila se si considera l'indotto".
La Uil ricorda che ad "aprile 2023 le ore di cassa
integrazione ordinaria e straordinaria, nell'area di Bari, hanno
avuto una flessione del 35% in media con 0% di utilizzo per la
cassa integrazione in deroga", mentre crescono gli
"ammortizzatori sociali come la cassa integrazione per
cessazione di attività (aumentata del 28%) e di transizione
occupazionale che supera il 18% di utilizzo".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA