L'originalità di Dario Fo, morto
ieri a Milano a 90 anni, è stata quella di indagare il fondo del
carattere nazionale incrostato nelle situazioni e nei personaggi
della Commedia dell'Arte. Proprio la sua opera massima 'Mistero
buffo', o parte di essa, il 'giullare' milanese la scoprì in un
viaggio in Sicilia nel 1969, a Ragusa, quando con la moglie
Franca Rame e Vittorio Franceschi, insieme alla compagnia Nuova
Scena, arrivò in città per rappresentare cinque spettacoli
teatrali. 'Mistero buffo' è tratto in parte dalla raccolta di
novelle "Le parità e le storie morali dei nostri villani" dello
scrittore chiaramontano Serafino Amabile Guastella. E ad
ammetterlo è stato lo stesso Fo, molti anni dopo: "Oh si, ho
raccolto questa novella a Ragusa, è di uno dei nobili, uno
scrittore molto conosciuto nella provincia iblea". Il filo rosso
che lega l'opera di Serafino Amabile Guastella a 'Mistero buffo'
è il tema dei contadini oppressi ed è stato proprio questo il
legame fra Fo e il barone di Chiaramonte Gulfi.
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