"La mia disponibilità era nota ma
nessuno mi ha chiamato e io nella mia vita non ho mai chiesto
nulla". Così' l'ex presidente del Senato Pietro Grasso commenta
all'ANSA l'appello lanciato da Maria Falcone che ha denunciato
"un calo di attenzione verso le questioni della legalità che
importanti forze politiche hanno mostrato nelle ultime campagne
elettorali" lamentando la mancata ricandidatura di personalità
come quella di Piero Grasso "che della lotta alla mafia ha fatto
una ragione di vita".
Grasso, che è stato giudice a latere del maxiprocesso,
procuratore di Palermo e capo della procura nazionale antimafia,
ha partecipato ieri sera a un dibattito organizzato
dall'amministrazione comunale di Ficarra (Me) nel corso del
quale ha presentato il suo ultimo libro "Il mio amico Giovanni"
e ha inaugurato la mostra dell'ANSA "L'eredità di Falcone e
Borsellino". L'ex presidente del Senato ha evitato qualsiasi
polemica sulla sua mancata candidatura: "sono un uomo delle
istituzioni - ha detto - lavoro da 53 anni e posso anche andare
in pensione ma di sicuro non smetterò di andare nelle scuole per
parlare di legalità con i giovani e per raccontare l'impegno
civile e il sacrificio di uomini come Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino".
Grasso, che alle ultime politiche è stato leader di Leu,
nelle cui fila sono stati eletti parlamentari oggi candidati con
il Pd come l'ex presidente della Camera Laura Boldrini o il
parlamentare siciliano Erasmo Palazzotto, non sarebbe stato
dunque nemmeno interpellato dal segretario Letta. Una
circostanza stigmatizzata da Maria Falcone, sorella del
magistrato ucciso da Cosa Nostra e presidente della Fondazione a
lui intitolata: "Non candidare chi ha fatto scelte coraggiose
per difendere lo Stato e le istituzioni esponendosi a rischi
gravi, 'escludere' chi puo' dare un contributo fondamentale
nella politica di contrasto alle mafie e' un segnale
pericoloso. E sappiamo tutti che le mafie vivono anche di
segnali".
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