Palermo ha ricordato il
maresciallo dei carabinieri Vito Ievolella ucciso dalla mafia 42
anni fa in piazza Principe Camporeale. Alle 9.30, sul luogo
dell'omicidio è stata deposta una corona d'alloro sulla lapide
dedicata al militare, alla presenza della figlia della vittima,
la docente Lucia Assunta Ievolella, del generale di divisione
Giuseppe Spina, comandante della legione carabinieri Sicilia,
del sindaco Roberto Lagalla e il vice prefetto Vicario, Anna
Aurora Colosimo.
Il 10 settembre 1981, Ievolella, a bordo della propria
autovettura Fiat 128 con la moglie Iolanda, nell'attesa della
figlia Lucia, impegnata in una lezione di scuola guida, venne
freddato da sicari di Cosa Nostra in piazza Principe di
Camporeale. All'agguato parteciparono quattro killer, armati di
pistole calibro 7,65 e fucili caricati a pallettoni, che, appena
scesi da una Fiat Ritmo rubata, fecero fuoco. La moglie riportò
una leggera ferita alla regione sopraccigliare destra. Il mezzo
usato dai killer fu dato alle fiamme e poi abbandonato in via
Caruso, dove fu ritrovato dai carabinieri. Fu chiaro
immediatamente che l'assassinio di Ievolella era da inquadrare
in un programma mafioso teso all'eliminazione di quanti si
opponessero all'espansione degli interessi criminali.
Ievolella era molto noto negli ambienti investigativi
dell'Arma e tra i magistrati per le sue capacità professionali,
per l'impegno investigativo e per la determinazione nel fare
luce, tanto sul delitto comune, quanto su quello mafioso. Il
valore e l'impegno nell'attività investigativa, gli erano valsi
sette encomi solenni e quattordici lettere di apprezzamento del
comandante generale dell'Arma. Da parte della stampa, aveva
ricevuto appellativi come "segugio temuto dai boss" e
"specialista in casi difficili".
Al maresciallo Ievolella, il Capo dello Stato ha concesso la
medaglia d'oro al valore civile.
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