La stagione 2022 del Teatro Massimo di Palermo è dedicata al trentennale dalle stragi di mafia del 1992 e l'inaugurazione con "I vespri siciliani" di Giuseppe Verdi, il 20 gennaio alle 19:00, non fa eccezione.
Quelli che nel 1282 furono i vespri a Palermo contro i francesi
occupanti, diventano oggi la rivolta contro il malaffare, i
mafiosi, il crimine che tanti lutti hanno causato alla città e
all'Italia intera.
Due i protagonisti: la regia di Emma Dante e
la direzione di Omer Meir Wellber. Due diverse capacità
innovative che si incontrano sul terreno di una Palermo che
vedremo nelle scene di Carmine Maringola, le sue piazze, le
strade che hanno visto il sangue dei martiri, ma anche la
reazione del popolo del '92, l'indignazione e il dolore di un
popolo oppresso, come e peggio del dominio angioino. Vedremo in
scena le immagini dei giudici Falcone e Borsellini, gli uomini
della scorta, Boris Giuliano, Peppino Impastato e tanti, troppi
altri. In scena per la prima volta a Palermo, la versione
originale dell'opera, in francese e in cinque atti, che secondo
l'uso parigino voleva i ballabili a metà dell'opera. "Il
Grand-opéra- dice all'ANSA il direttore Wellber - prevedeva
circa 30 minuti di ballabili, servivano al corpo di ballo ma
anche al pubblico che in quei 30 minuti mangiava, beveva, oggi
per questa nuova produzione ho pensato di distribuire le danze
là dove servono per la narrazione scelta da Emma Dante, dopo il
duetto d'amore eseguiremo "la primavera", e "l'autunno" che è
una sorta di tarantella, con tre strumenti: contrabbasso,
fisarmonica e clarinetto. Ma è ovvio che tutte le note sono di
Verdi, non ci sono incursioni di nessun tipo. E allora sentirete
echi di Nino Rota, del Gattopardo, di Visconti".
"I Vespri già dall'ouverture - prosegue il maestro -ci
regalano una musica luminosa e trascinante. Si, è vero, non
viene eseguita di frequente, dura un po' più di 4 ore, ma la
durata non si sente perché ogni atto è diverso, ci conduce in
un'altra atmosfera. Ogni compositore italiano ha la sua
identità, quella di Verdi viene fuori da sottili ma
profondissime linee melodiche, come nel prologo dell'aria più
famosa "O tu Palermo, terra adorata". La cosa più importante è
rispettare i ritmi autentici di Verdi che non sono quelli del
facile valzer da parrocchia, ma quelli rigorosi, asciutti,
coraggiosi, per nulla semplici".
Nel quinto atto, al suonar delle campane del Vespro, scoppia
la rivolta, con una annunciata sorpresa finale che nessuno vuole
ancora rivelare. Ma il direttore israeliano, che di guerre ne ha
viste tante visto che è nato a pochi passi da uno dei tanti
fronti di scontro con i palestinesi, osserva: "E' vero sono
cresciuto con il conflitto. Ma sono guerre molto diverse, qui,
da voi è più facile riconoscere chi è criminale da chi non lo è,
i limiti sono ben definiti. Da noi purtroppo le cose sono più
complesse...".
Verdi compone "I vespri" dopo il travolgente successo della
trilogia, libero da ogni costrizione e crea un affresco storico
come poi farà anche con il "Don Carlos". I costumi sono di
Vanessa Sannino, le coreografie di Manuela Lo Sicco. Il corpo di
Ballo è diretto da Davide Bombana e il coro da Ciro Visco. Tra i
protagonisti Selene Zanetti, Leonardo Caimi, Mattia Oliveri,
Luca Tittolo. In scena fino al 26 gennaio.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA