Si intitola "Mazara Rapita" il
libro scritto dai giornalisti Francesco Mezzapelle e Max Firreri
ed edito dalla Uila Pesca che ne cura la diffusione. Nelle 130
pagine viene raccontato il sequestro dei pescatori in Libia e
tracciata la situazione del comparto del pesca di Mazara del
Vallo che si trova "in ostaggio a causa di problemi che
affondano le radici in un passato relativamente prossimo",
affermano.
Il libro è centrato sul racconto di una storia di cronaca,
quella dei drammatici 108 giorni relativi al sequestro a Bengasi
di 18 pescatori (8 italiani, 6 tunisini, 2 senegalesi e 2
indonesiani). I due cronisti raccontano, passo dopo passo, cosa
è avvenuto dal primo settembre al 20 dicembre 2020 (giorno del
ritorno a Mazara del Vallo dei motopesca "Medinea" e "Antartide"
con a bordo i 18 pescatori liberati a seguito della
missione-lampo dell'allora premier Conte e del ministro Di Maio
al generale Haftar), settimane interminabili durante le quali
da una parte i pescatori vittime di violenze e umiliazioni,
dall'altra le loro famiglie in attesa, in ansia ed impegnate in
molteplici iniziative finalizzate alla liberazione dei loro
uomini. Un testo che, attraverso un taglio giornalistico, mette
a fuoco la vicenda che ha lasciato un segno profondo non solo
nelle famiglie dei pescatori sequestrati ma nella stessa
comunità di Mazara del Vallo. Un lavoro di raccolta di pezzi di
un autentico mosaico quello fatto dai due giornalisti che hanno
seguito sul campo tutto ciò che è successo nei tre mesi,
incontrando i familiari sia in aula consiliare che nelle loro
case. Nelle pagine si dà voce alle testimonianze dei
protagonisti.
"Il libro non è un romanzo - spiegano Mezzapelle e Firreri - ma
un racconto appassionato di ciò che è successo in quei 108
giorni: dalle proteste in aula consiliare alle donne che hanno
deciso di recarsi a Roma e incatenarsi davanti alla sede del
Parlamento, l'impegno della Diocesi a sostegno delle famiglie
(vedi anche il legame tra quelle mazaresi ed immigrate di fronte
ad una vicenda comune), quello dei sindacati e di quanti in quei
giorni hanno lottato affinchè la liberazione dei pescatori e dei
pescherecci potesse rappresentare anche l'inizio del rilancio
della pesca a Mazara del Vallo".
"Purtroppo gli ultimi fatti dimostrano il contrario: il rischio
-avvertono Firreri e Mezzapelle- è che quel sequestro e le
successive aggressioni ai pescatori mazaresi nel maggio 2021 nel
Mediterraneo siano servite a poco senza un concreto impegno
nelle adeguate sedi istituzionali dove si decidono le sorti
della pesca siciliana e della Città di Mazara che, permanendo
queste condizioni, si trova - ecco un altro significato del
titolo del libro- ostaggio del proprio destino ".
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