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Libri: "Mazara Rapita", cronache del sequestro dei 18 pescatori

Libri: "Mazara Rapita", cronache del sequestro dei 18 pescatori

scritto dai giornalisti Francesco Mezzapelle e Max Firreri

PALERMO, 12 ottobre 2022, 13:56

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Si intitola "Mazara Rapita" il libro scritto dai giornalisti Francesco Mezzapelle e Max Firreri ed edito dalla Uila Pesca che ne cura la diffusione. Nelle 130 pagine viene raccontato il sequestro dei pescatori in Libia e tracciata la situazione del comparto del pesca di Mazara del Vallo che si trova "in ostaggio a causa di problemi che affondano le radici in un passato relativamente prossimo", affermano.
    Il libro è centrato sul racconto di una storia di cronaca, quella dei drammatici 108 giorni relativi al sequestro a Bengasi di 18 pescatori (8 italiani, 6 tunisini, 2 senegalesi e 2 indonesiani). I due cronisti raccontano, passo dopo passo, cosa è avvenuto dal primo settembre al 20 dicembre 2020 (giorno del ritorno a Mazara del Vallo dei motopesca "Medinea" e "Antartide" con a bordo i 18 pescatori liberati a seguito della missione-lampo dell'allora premier Conte e del ministro Di Maio al generale Haftar), settimane interminabili durante le quali da una parte i pescatori vittime di violenze e umiliazioni, dall'altra le loro famiglie in attesa, in ansia ed impegnate in molteplici iniziative finalizzate alla liberazione dei loro uomini. Un testo che, attraverso un taglio giornalistico, mette a fuoco la vicenda che ha lasciato un segno profondo non solo nelle famiglie dei pescatori sequestrati ma nella stessa comunità di Mazara del Vallo. Un lavoro di raccolta di pezzi di un autentico mosaico quello fatto dai due giornalisti che hanno seguito sul campo tutto ciò che è successo nei tre mesi, incontrando i familiari sia in aula consiliare che nelle loro case. Nelle pagine si dà voce alle testimonianze dei protagonisti.
    "Il libro non è un romanzo - spiegano Mezzapelle e Firreri - ma un racconto appassionato di ciò che è successo in quei 108 giorni: dalle proteste in aula consiliare alle donne che hanno deciso di recarsi a Roma e incatenarsi davanti alla sede del Parlamento, l'impegno della Diocesi a sostegno delle famiglie (vedi anche il legame tra quelle mazaresi ed immigrate di fronte ad una vicenda comune), quello dei sindacati e di quanti in quei giorni hanno lottato affinchè la liberazione dei pescatori e dei pescherecci potesse rappresentare anche l'inizio del rilancio della pesca a Mazara del Vallo".
    "Purtroppo gli ultimi fatti dimostrano il contrario: il rischio -avvertono Firreri e Mezzapelle- è che quel sequestro e le successive aggressioni ai pescatori mazaresi nel maggio 2021 nel Mediterraneo siano servite a poco senza un concreto impegno nelle adeguate sedi istituzionali dove si decidono le sorti della pesca siciliana e della Città di Mazara che, permanendo queste condizioni, si trova - ecco un altro significato del titolo del libro- ostaggio del proprio destino ".
   

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