La povertà prima di tutto, ma anche
l'insicurezza alimentare, il rischio del collasso del sistema
sanitario italiano, gli arretramenti nella lotta al cambiamento
climatico e il diffondersi del disagio psicologico: sono queste
le emergenze che, tra pandemia, crisi economica e guerra, fanno
più paura agli italiani e alle associazioni del Terzo Settore.
E' il quadro che emerge da "Poveri Noi. Il Terzo Settore e la
sfida dei nuovi bisogni, dopo i tre anni che hanno sconvolto il
mondo", la ricerca svolta da INC Non Profit Lab - il laboratorio
dedicato al Terzo Settore di INC Istituto Nazionale per la
Comunicazione -, realizzata con il patrocinio di RAI per la
Sostenibilità-ESG. Lo studio offre un duplice punto di vista,
mettendo a confronto le risposte di un campione di 1000 italiani
con quelle degli addetti ai lavori di oltre 70 organizzazioni
del Terzo Settore. Contestualmente la ricerca focalizza
l'attenzione anche sulle reazioni delle associazioni Non Profit
abituate a lavorare nell'imperativo di 'non lasciare indietro
nessuno'. Dai dati infatti emerge che il Terzo Settore non è
rimasto fermo ad aspettare e si reputa nonostante tutto
ottimista. Sulla spinta delle crisi globali le organizzazioni
hanno avviato campagne di comunicazione e Fund Raising ad hoc
(55%) e aperto progetti legati alle nuove emergenze (45%).
Aumentano le donazioni, non solo sulle nuove emergenze (52%), ma
anche generale (24%). Per contro, alcune ONP evidenziano un calo
delle donazioni su tematiche slegate dalle nuove emergenze
(19,7%). Circa il futuro del Terzo Settore, il 48% ritiene che
saprà rispondere alle emergenze crescenti laddove le istituzioni
non riusciranno ad arrivare e il 39,4% pensa che avrà un ruolo
fondamentale e socialmente riconosciuto per uscire dalla crisi.
Si rafforzeranno i rapporti di partenariato con le istituzioni
(22,5%) e cresceranno le organizzazioni di secondo livello in
grado di fare lobbying (24%).
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