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La truffa a nome di Crosetto, salgono a tre le denunce

La truffa a nome di Crosetto, salgono a tre le denunce

Dopo Moratti, esposti anche dalle famiglie Aleotti e Beretta

MILANO, 09 febbraio 2025, 15:37

di Francesca Brunati e Federica Zaniboni

ANSACheck
Massimo Moratti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Massimo Moratti - RIPRODUZIONE RISERVATA

   Salgono a tre le denunce sui cui la Procura di Milano sta lavorando per individuare la rete di truffatori che avrebbe colpito a nome del ministro della difesa Guido Crosetto o del suo staff, chiedendo a imprenditori e professionisti facoltosi parecchi soldi, anche milioni, per pagare inesistenti riscatti di giornalisti prigionieri in Medio Oriente.

    Dopo quella di Massimo Moratti, sono arrivati anche gli esposti della famiglie Aleotti, azionista del gruppo Menarini, e Beretta, proprietaria della multinazionale produttrice di armi.

    Le quali, a differenza dell'ex presidente dell'Inter, non sono cadute nella 'trappola' congegnata in modo tale da essere credibile, a partire dalla voce dello stesso Crosetto. Tant'è che Moratti in una intervista ha spiegato: "questi sono bravi, sembrava assolutamente tutto vero . Comunque può capitare, poi certo uno non se l'aspetta una roba di questo genere. Ma succede a tutti...". L'imprenditore ed ex presidente dell'Inter è stato bersagliato di telefonate anche nei giorni successivi alla denuncia, con altre richieste, a quel punto fallite, di versamenti.

    Hanno invece pensato subito a una truffa i Gussalli Beretta, ai vertici dell'omonima azienda, così come altri nomi noti del mondo dell'imprenditoria e professionisti di un certo peso.

    Fanno parte di un elenco di persone contattate e su cui il pm milanese Giovanni Tarzia, il procuratore Marcello Viola e i carabinieri del nucleo investigativo stanno facendo accertamenti: tra questi Marco Tronchetti Provera, Diego Della Valle, Giorgio Armani, Patrizio Bertelli, marito di Miuccia Prada e presidente del gruppo, le famiglie Caltagirone e Del Vecchio (non Leonardo) e tanti altri vip facoltosi.

    Da quanto si è saputo, inquirenti e investigatori starebbero battendo la pista dei soldi versati, che sarebbero transitati su conti esteri, probabilmente europei, per poi svanire forse in qualche paradiso fiscale. Inoltre, per riuscire nella missione quasi impossibile di bloccare il milione finora indebitamente rastrellato, hanno attivato tutti i canali di cooperazione internazionale.

    Il meccanismo ideato dalla rete di truffatori, che si sarebbero spacciati per il ministro della Difesa imitando la sua voce o per un uomo del suo staff o un dirigente, avrebbe sfruttato, si ipotizza, il recente caso di Cecilia Sala. Da lì le chiamate con la richiesta di somme anche da capogiro per la liberazione di cronisti, utilizzando tantissimi numeri clonati, uno con prefisso di Roma e compatibili con quelli del ministero.

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