La lettura dei messaggi pubblicati oggi sul quotidiano Domani "non può che suscitare profondo sconcerto. Tali rivelazioni confermano quanto da me denunciato sin dall'inizio e che, in gran parte, il processo ha già dimostrato. Solo scelte discutibili adottate dal Tribunale, su sollecitazione dell'Ufficio del promotore di giustizia, hanno consentito a queste conversazioni di rimanere segrete". Il cardinale Angelo Becciu reagisce così alla pubblicazione su Domani delle chat - finora 'omissate' dai magistrati vaticani - tra Francesca Immacolata Chaouqui e la sodale di mons. Alberto Perlasca, Genoveffa Ciferri, nonché di quest'ultima con il pg Alessandro Diddi.
"Sin dal primo momento ho parlato di una macchinazione ai miei danni - prosegue Becciu -: un'indagine costruita a tavolino su falsità, che cinque anni fa ha ingiustamente devastato la mia vita e mi ha esposto a una gogna di proporzioni mondiali. Ora, finalmente, spero che il tempo dell'inganno sia giunto al termine".
"Se scoprono che eravamo tutti d'accordo è finita" si legge in uno dei messaggi riportati nelle chat. "Una frase che, da sola, è più che eloquente", rileva il cardinale, in attesa per il prossimo 22 settembre dell'appello sulla gestione dei fondi della Santa Sede dopo la condanna in primo grado a cinque anni e sei messi di reclusione. Da questa mattina, "molte persone mi stanno contattando, indignate e scandalizzate, dopo aver letto questi ulteriori messaggi". "Rimane un'amarezza profonda nel constatare che individui capaci di tali nefandezze nei confronti di un cardinale - o indifferenti di fronte a esse - continuino a ricoprire ruoli di prestigio in Vaticano", aggiunge. Becciu ha dato mandato ai suoi avvocati Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo "di intraprendere ogni azione giudiziaria necessaria per fare piena luce su condotte così sconcertanti, che nulla hanno a che fare con la ricerca della verità".
Per la difesa dell'imprenditore Raffaele Mincione, co-imputato nel processo sulla compraVativendita del Palazzo di Londra, tali contenuti "confermano quanto da tempo già documentato e denunciato anche dalla nostra difesa davanti al Tribunale Vaticano e in sede internazionale". Le chat, affermano gli avvocati Gian Domenico Caiazza, Andrea Zappalà, Ester Molinaro e Claudio Urciuoli, "rivelano il coinvolgimento attivo dell'autorità giudiziaria vaticana e degli investigatori, nonché di soggetti estranei alle indagini e al processo, nella preparazione della testimonianza di mons. Alberto Perlasca".
Ci sono poi state "interferenze per orientare la narrazione accusatoria contro alcuni degli imputati". Insomma, concludono i legali, le conversazioni emerse "denunciano che il processo è stato, sin dalla sua origine, gravemente falsato. L'assenza di imparzialità e la manipolazione del principale testimone d'accusa non rappresentano semplici vizi formali, ma elementi che minano la validità e la credibilità dell'intero giudizio".
Le carte sono state depositate da Rodney Dixon, avvocato dello stesso Mincione, in una denuncia al relatore speciale dell'Onu Margaret Satterhwaite, che gestisce l'ufficio che vaglia l'indipendenza dei giudici all'interno dei processi.
Nelle chat Chaoqui, risultata nel processo una sorta di 'manovratrice' di Perlasca e del suo memoriale, appare in grado di anticipare dettagli dell'inchiesta e degli interrogatori.
"Buongiorno Francesca. Scrivimi per bene quella cosa che desiderano i magistrati", le scrive Ciferri il 3 settembre del 2020, ad esempio. E in un altro dei tanti messaggi: "Fantastico come tu faccia a sapere queste indiscrezioni! Comunque non mi permetterò mai di chiederti come fai e con chi ti rapporti. Mi basta aver notato che sono veritiere al cento per cento".
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