Lo storico leader della curva
interista Vittorio Boiocchi, ucciso nel 2022 su mandato
dell'altro capo ultrà Andrea Beretta, ora collaboratore di
giustizia, per ottenere "tra i 100 e i 200mila euro" avrebbe
minacciato di morte Mauro Russo, ex esponente della Nord, ex
socio di Paolo Maldini e Bobo Vieri (estranei all'inchiesta) e
soprattutto presunto intermediario nel business dei parcheggi
attorno allo stadio di San Siro, finito ai domiciliari ieri nel
nuovo filone dell'inchiesta milanese sulle curve con al centro
episodi di usura, estorsioni e false fatture.
Il dettaglio emerge dagli atti delle indagini, condotte dalla
Squadra mobile e dal Nucleo di polizia economico finanziaria
della Gdf e coordinate dai pm Paolo Storari e Sara Ombra. A
raccontarlo, stando ad un'intercettazione del febbraio 2023, è
Giuseppe Caminiti, legato alla 'ndrangheta e finito in carcere
nel maxi blitz sugli ultrà dello scorso settembre, parlando con
Beretta e con l'altro capo della Nord Marco Ferdico, pure lui
ora in carcere. Boiocchi, quando era "ancora in vita", si legge,
avrebbe chiesto a Caminiti di accompagnarlo da Russo a cui
avrebbe chiesto soldi, fino a 200mila euro, altrimenti, così gli
avrebbe detto, "ammazzo te e tutta la tua famiglia". Denaro che,
secondo la versione intercettata di Caminiti, Russo gli avrebbe
dato.
Russo, che stando alle carte avrebbe per anni gestito
l'affare dei parcheggi, è accusato di essere stato, assieme a
Caminiti, l'intermediario dell'estorsione, tra il 2018 e il
2020, ai danni dell'imprenditore Gherardo Zaccagni, che per
gestire il settore parking avrebbe dovuto pagare un pizzo di
4mila euro al mese, per garantirsi "tranquillità" coi vertici
della curva Boiocchi e Beretta.
Sempre dagli atti, poi, risulta che Russo nel febbraio 2024
avrebbe avuto da Zaccagni una soffiata sulla "circostanza che la
Procura di Milano stava verificando tutti i loro movimenti
bancari". Informazioni che l'imprenditore avrebbe ottenuto da un
direttore di banca.
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