La storia ha la forma di un sassolino che rotola e diventa valanga. Un gesto fatto con leggerezza da molti adolescenti - passare una pasticca a un amico - spezza una giovane vita e un'altra resta schiacciata sotto il peso della colpa. La nuova serie tv Vivere non è un gioco da ragazzi andrà in onda da lunedì 15 maggio, per tre prime serate su Rai1. Un adattamento del libro di Fabio Bonifacci, Il giro della Verità (Solferino libri) con la regia di Rolando Ravello che firma anche la sceneggiatura di Vivere non è un Gioco da Ragazzi, prodotta da Rai Fiction in collaborazione con Picomedia di Roberto Sessa (il produttore dietro il successo di Mare Fuori) e presentata oggi a Roma dai protagonisti.
Stefano Fresi è il padre di un bravo ragazzo, Lele (Riccardo De Rinaldis Santorelli), che ha 18 anni ed è di umili origini, frequenta il liceo ed è innamorato di una coetanea ricca e annoiata Serena (Matilde Benedusi). Ha un ottimo rapporto con i suoi genitori Marco (Fresi) e Anna (Nicole Grimaudo) che hanno dei problemi economici. Almeno fino a quando non finisce in quello che potremmo definire un brutto giro e inizia a spacciare pasticche in discoteca. Fresi sul suo rapporto genitori figli e sui personaggi dice: "Scoprire che un figlio fa uso di droga e la passa agli amici rompe gli equilibri dentro la famiglia, anche tra i genitori. Io all'inizio mi comporto da uomo alfa tipo: 'adesso risolvo io il problema il ragazzo lo porto a lavorare in cantiere'. Ma ovviamente è un modo sbagliato, da genitore che non ha gli strumenti, ed essere genitori non è uno scherzo, quando nascono nessuno ti consegna il manuale delle istruzioni, procedi a tentativi, a intuito, di pancia, ma non devi abbassare le guardia. E' un uomo di cuore ma impulsivo, in crisi di mezza età. Io sono nella vita padre di un adolescente, ha 13 anni, bisogna sforzarci tutti di basare il rapporto sul confronto con i nostri ragazzi, non posso dare consigli o lezioni, ma credo dobbiamo metterci in ascolto. Vengo da un quartiere come Centocelle, ho visto amici perdersi. Oggi con queste droghe sintetiche sembra un nulla".
Nicole Grimaudo aggiunge: "Ho provato grande empatia verso il mio ruolo. Ho due figli piccoli, ma mi confronto con le altre mamme. Se vivere non è un gioco da ragazzi, non lo è neanche per i genitori. E se lo fosse, sarebbe un gioco d'azzardo. Questa è una serie che non racconta personaggi, ma persone. Anna cerca di avere un rapporto di complicità con i figli, e questo permette a Lele di parlare con lei. Ho rivissuto tutto quello che ho passato da figlia e da madre, è stato un viaggio incredibile" Riccardo De Rinaldis (Lele): "Il mio personaggio agisce senza pensare alle conseguenze. Per la paura delle conseguenze sceglie di non confidarsi subito con i genitori. E' oppresso dai sensi di colpa. L'errore è non comunicare. A un ragazzo della mia età dico: prima di fare le cose pensate alle conseguenze". Poi aggiunge "queste droghe girano. Bisogna avere testa e ignorare l'amico che ti dice dai prova una volta sola non fa niente, è la volta che ti frega. Io non ho avuto tentazioni, altri purtroppo si sono lasciati trascinare". Bonifacci fa notare: "La droga è un pretesto per raccontare la fuga da se stessi. È un disagio corale, che nella storia coinvolge giovani e adulti. La mia intenzione non è quella di fare una denuncia, ma raccontare la realtà. Nella storia sono coinvolti fin dall'inizio i genitori che, sotto la corazza da adulti, rivelano spesso fragilità non troppo diverse da quelle dei loro figli. Il filo conduttore è il tema molto attuale della droga ricreativa, quella ormai percepita come quasi normale. Nel cast Claudio Bisio, la scheggia impazzita della storia, il poliziotto che indaga. Entra in scena come nemico di Lele, pronto a incastrarlo con ogni mezzo. "ci vorebbe una serie spin-off solo per questo personaggio - sorride Ravello". E Ancora Pietro De Nova, Alessia Cosmo, Tommaso Donadoni, Luca Geminiani, Fausto Maria Sciarappa, Stefano Pesce, Samuele Sbrighi e Lucia Mascino. La serie è interamente disponibile su RaiPlay. Il produttore Roberto Sessa ha aggiunto: "La sfida è quella di portare tematiche così importanti su Rai 1. La cosa più complessa, invece, è stata quella di riuscire a equilibrare il linguaggio dei giovani con quello adatto ai loro genitori".
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