C'è la potenza espressiva di un corpo
disperatamente esibito e insieme sacralizzato - nell'immobilità
della morte ma anche nella pulsione della vita - al centro di
"Hostia. Pier Paolo Pasolini", progetto espositivo di Nicola
Verlato, alle Terme di Diocleziano dal 13 aprile al 12 giugno. A
cura di Lorenzo Canova, in collaborazione con Vittorio Sgarbi,
Umberto Croppi e Miguel Gotor, e inserita tra le iniziative
promosse dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni della
nascita di Pasolini e tra quelle di PPP100 Roma racconta
Pasolini di Roma Capitale, la mostra - prodotta e organizzata da
Associazione Metamorfosi e Museo Nazionale Romano - offre una
narrazione allegorica della morte del poeta e regista,
assassinato nel 1975 all'Idroscalo di Ostia. Non sorprende che
il percorso, dedicato a un intellettuale-artista corsaro il cui
impegno come poeta è stato quello di "gettare il corpo nella
lotta", e che profondamente amava la pittura figurativa, si
sviluppi proprio a partire dalla corporeità: una corporeità dal
sapore antico, ma sempre contemporanea, che Verlato racconta
vividamente in pittura, attraverso pennellate che ricordano
l'espressività caravaggesca, e in scultura, con opere
estremamente realistiche. Una grande tela, in cui Pasolini
dall'inferno del mondo torna all'infanzia, sulle ginocchia della
madre mentre scrive davanti a Petrarca ed Ezra Pound,
costituisce il fulcro da cui si dipana un itinerario espositivo
composto da quadri che raffigurano vari temi, dalla scena
dell'omicidio al ritrovamento del corpo. Tra le sculture,
troneggia la figura sospesa di Pasolini a testa in giù. Proprio
questa scultura, secondo un progetto immaginato da Verlato,
dovrebbe essere collocata al centro di un Mausoleo in un
complesso monumentale da realizzare a Ostia, sul luogo
dell'omicidio, comprensivo anche di un teatro all'aperto, un
museo e una sala cinematografica.
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