Quarantatré i lavori di Pablo
Picasso messi a confronto con le sculture Farnese e i dipinti da
Pompei: è la mostra "Picasso e l'antico" che si è aperta al
Museo Archeologico Nazionale di Napoli, fino al 27 agosto.
Con il direttore Paolo Giulierini, il presidente della
Regione Campania Vincenzo De Luca, il sindaco di Napoli Gaetano
Manfredi hanno partecipato all'inaugurazione anche
l'ambasciatore di Francia Christian Masset e Cécile Debray,
presidente del Museo Picasso di Parigi e coordinatrice del
comitato per le celebrazioni del cinquantenario della morte del
geniale astista (avvenuta l'8 aprile 1973).
Curata da Clemente Marconi, promossa dal Mann, con il
sostegno della Regione Campania e l'organizzazione e catalogo di
Electa, la mostra ha l'intento di illustrare la profonda
influenza del grande museo d'arte classica napoletano sull'opera
di Picasso. Nelle sale della collezione Farnese sono presentate
37 delle 100 tavole che compongono la Suite Vollard, eccezionale
prestito del British Museum di Londra. Queste incisioni,
realizzate tra il 1930 e il 1937, si configurano come un fulcro
interpretativo nell'opera dell'artista. Si aggiungono poi i
rilevanti prestiti del Musée national Picasso-Paris e di
Gagosian New York.
L'eco profonda del viaggio in Italia del 1917 sulla
produzione artistica di Picasso è stata riconosciuta da tempo e
rappresenta ormai un punto fermo in letteratura. E proprio
all'impatto delle opere d'arte viste a Roma, Napoli e Firenze si
attribuisce un decisivo rafforzamento della tendenza di Picasso
verso il naturalismo del cosiddetto "secondo periodo classico".
All'interno di quel viaggio, il soggiorno a Napoli, con la
visita sia a Pompei sia al museo, ha a sua volta per gli esperti
una rilevanza particolare: il naturalismo di questa fase
picassiana assume forme esplicitamente classicizzanti, ben
riconoscibili nella maggioranza dei dipinti e disegni non
cubisti degli anni dal 1917 al 1925 e nell'opera grafica degli
anni '30.
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