La lunga cavalcata attraverso 60
delle sue più belle copertine di vinili, con la celeberrima
banana che si sbucciava e che "consacrò" i The velvet
Underground con Nico o quella, con zip dei jeans che si apriva,
per Sticky Fingers dei Rolling Stones. Ma anche il tuffo nelle
sue serigrafie, con le Campbell's Soup e il collage delle 12
Marilyn Monroe. Le ceramiche Rosenthal bianche, dipinte in oro,
e i ritratti delle drag queen e dei travestiti di New York in
Ladies and Gentlemen. E poi la pioggia di polaroid, "l'arte più
istantanea" come la definiva, o gli scatti da night life, tra un
giovanissimo Sting o Michael Douglas. È Andy Warhol - Universo
Warhol, la mostra curata da Achille Bonito Oliva e Red Ronnie,
con la collaborazione di Vincenzo Sanfo, che dal 21 ottobre al
17 marzo al Museo Storico della Fanteria a Roma racconta il
Maestro della Pop Art con oltre 250 opere da collezioni private.
"Andy Warhol è il Raffaello della società di massa americana. E
questa mi sembra sia la mostra 'definitiva' - dice Achille
Bonito Oliva - Era un artista poliedrico, del molteplice, che ha
dato classicità all'oggetto di consumo, spostandolo dalla
dimensione dell'effimero all'immortalità. Ha lavorato nel tempo
utilizzando lo spazio. Ha preso l'oggetto e lo ha normalizzato.
È l'artista della durata, di un tempo lungo. E qui abbiamo
cercato di raccontare come abbia saputo usare ogni mezzo
artistico per farlo". "Con Warhol non puoi parlare di multiplo -
aggiunge Red Ronnie - È il primo che prende una foto e la
trasforma in mille situazioni, che si tratti di Marilyn come
della Campbell. Non a caso la chiamiamo Pop art, perché lui
rende tutto popolare e tutto nobilita. Qual è l'originale e
quale il multiplo? - conclude - Con artisti come lui o Schifano
non si capisce più nulla. Oggi ancora di più, con l'intelligenza
artificiale".
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