LOCARNO - Con una sorta di film generazionale adattato ai tempi - spostato sui 35-40enni precari e irrisolti quanto qualificati e di buoni studi - il regista Duccio Chiarini costruisce un gioco a incastri di 3-4 coppie, compresi i genitori del protagonista, che si interrogano sulle scelte di vita presenti e future. Il film, L'ospite, congegnato in maniera divertente e tenera e che affronta il tema dell'amore, della disillusione, delle scelte mai definitive con ironia, ma senza mai dimenticare la realtà, viene proposto in Piazza Grande al 71 Locarno Festival.
Nome ad hoc, in cui si raffigura il personaggio principale, Guido (Daniele Parisi), che in crisi con Chiara (Silvia D'Amico), fa la spola fra il divano - assurto a elemento simbolico - nelle case in cui trova temporaneo rifugio prima che anche lì si spariglino le carte. Il la è un imprevisto che spinge Guido a chiedere a Chiara di fare un figlio; lui è un ricercatore universitario non assunto in attesa di una borsa di studio e di un ingresso definito nel lavoro, lei, ancor peggio, storica dell'arte, è costretta a sbarcare il lunario facendo la guida turistica: in Canada, invece, potrebbe essere direttrice di un museo. Ne nasce una serie di riflessioni, anche sulle difficoltà economiche che non devono rovinare la vita, molte da parte di Guido, davvero belle: così come la sofferenza di Chiara non è mai banale. Da qui parte una girandola di situazioni fra gli amici comuni e perfino fra mamma e papà. Un'opera che denuncia, ma in maniera lieve come ormai ci si fosse più che abituati, le generazioni bruciate dal precariato, la disgregazione della coppia sotto gli urti della crisi ma anche la crisi di coppia in sé, quando un amore può scoppiare all'improvviso. O chi eterno Peter Pan non trova mai pace nella stessa persona.
Girato a Roma, ma con troppo accento toscano causa origini di Chiarini, non ha ancora trovato un distributore in Italia (in Svizzera e in Francia sì). "Ho cercato di stare in bilico fra commedia e dramma descrivendo slanci, idiosincrasie, sregolatezze dei personaggi - spiega Chiarini, al suo secondo lungometraggio -. Ho come diviso uno specchio in più frammenti e ho descritto una figura maschile fragile e spaesata". "E' stato un lavoro di sottrazione - sottolinea Parisi - ho interpretato un maschio assolutamente diverso da me, un maschio Delta più che Alfa. Io mi vedo molto distante dal modo di fare di Guido". Molto simpatico l'intervento dell'attrice teatrale Milvia Marigliano: "Non ho figli e ho due divorzi alle spalle, figurarsi se potevo fare la mamma di Guido. Poi l'ho fatto, ansiosa e protettiva ma anche moderna".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA