Una volta gli italiani avevano i capelli ondulati, facce scolpite e occhi buoni, mentre le attrici cavalcavano all'occorrenza, con grande disinvoltura, un asino anche se sedute di lato proprio come si usava in Vespa. Non solo. I meridionali emigrati nelle grandi città non avevano diritto di cittadinanza e per i lavoratori poi era oggetto di dibattito, da parte di improvvisati sociologi, se potessero davvero divertirsi nel tempo libero. Ma questa Italia che raccontano con poesia Steve Della Casa e Chiara Ronchini in 'Bulli e pupe - Storia sentimentale degli anni cinquanta', documentario che passa oggi al Festival di Torino a Festa Mobile, è anche un paese pieno di quella energia di chi ha scampato la tragedia della guerra, una nazione protetta dal piano Marshall con tanto ottimismo e voglia di ricostruire. Insomma un altro mondo più povero in abito grigio, ma con il cuore allegro. Era l'Italia delle macerie, il film inizia con quelle dell'Abbazia di Cassino, e della ricostruzione, della vera meraviglia al cinema, e verso il cinema, del corteggiamento soft e degli amori appassionati tra lacrime facili e miseria. E questo mentre l'America iniziava inevitabilmente quel processo di acculturazione che faceva dire a Sordi ne L'americano a Roma: "sono di Kansas City". Dopo 'Nessuno ci può giudicare' Steve Della Casa e Chiara Ronchini tornano insieme per raccontare uno spaccato storico del Paese in un film prodotto da Istituto Luce Cinecittà in collaborazione con Titanus. Per raccontarci tutto questo, ecco le immagini di quel prezioso archivio della memoria che è il Luce e di altri importanti fondi. Da qui le scene di film noti, o meno ricordati, di Risi, Germi, Castellani, Corbucci, Zurlini. A queste poetiche immagini si uniscono le voci di intellettuali come Goffredo Parise, Bianciardi, Ortese, Flaiano, Pasolini, Italo Calvino e anche quelle della gente comune come, ad esempio, le parole di un migrante verso l'Australia in cerca di fortuna che, in un precario italiano, dice all'intervistatore come speri di farcela "diventare ricco? Magari". "In quegli anni - spiega all'ANSA Steve della Casa - c'erano molte più contrapposizioni ideali, come quelle tra Usa e Urss, o meglio ideali lontani che si vedevano più vicini e raggiungibili". Tra le cose che sono rimaste uguali invece, dice ancora Della Casa: "Il fatto che allora come oggi i giovani venivano considerati poco e che la politica, di fronte ai problemi, dava le stesse risposte inefficaci". Il titolo, non a caso, è un omaggio al film di Mankiewich del 1955 con Brando e Sinatra: "Bulli e Pupe del titolo è come volevamo essere, i nostri ideali che non riuscivamo ad ottenere. Ma una differenza con l'America c'era: loro avevano la bistecca e noi il minestrone".
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