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Il potere del cane, western tossico della Campion

Il potere del cane, western tossico della Campion

La regista, film maschile? Non ho certo contato i generi

ROMA, 17 novembre 2021, 12:26

Redazione ANSA

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Mai come nel caso de IL POTERE DEL CANE (The Power of the Dog) di Jane Campion, già in corsa per il Leone d'oro a Venezia e in sala da oggi con Lucky Red e su Netflix dal 1 dicembre, la lunghezza, 125 minuti, ha una sua legittima ragione di essere. Il film con Benedict Cumberbatch, Kirsten Dunst, Jesse Plemons e Kodi Smit-McPhee ha un suo andamento lento, tossico, perché quello che si sta rivelando della storia ha i suoi giusti tempi ed è solo uno dei possibili sviluppi suggeriti dalla trama.
    Film Netflix, tratto dal romanzo omonimo di Thomas Savage (edito in Italia da Neri Pozza), ci porta in Montana, nel 1920 in un post-western. L'introverso allevatore Phil Burbank (Benedict Cumberbatch) incute paura e timore reverenziale a tutti quelli che lo circondano.
    Quando il mite e più colto fratello George (il grandissimo Jesse Plemons) porta a casa la nuova moglie, la vedova Rose (Kirsten Dunst), con il figlio di lei, Phil non ci sta ad accettare quelli che lui considera solo degli estranei e li comincia a tormentare in una guerra senza esclusione di colpi.
    Ma si può dire che se questa è la trama di minima quello che succede dopo è legato a smottamenti emotivi dei personaggi tanto sorprendenti quanto impossibili da raccontare senza fare spoiler. Ma una cosa è certa che il figlio di Rose, Peter (il longilineo attore australiano Kodi Smit-McPhee) che compare molto in sordina solo a metà film alla fine sarà un vero e proprio protagonista.
    Frase chiave de IL POTERE DEL CANE? Il suo stesso titolo. Si tratta di un passo della Bibbia, un salmo che recita 'Salva l'anima dalla spada, salva il cuore dal potere del cane'. Cosa che nel vecchio testamento significa la capacità e la consapevolezza dei ricchi e dei potenti di poter opprimere i poveri e coloro che non hanno nessun tipo di potere.
   

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