ROMA - Mai come nel caso de IL POTERE DEL CANE (The Power of the Dog) di Jane Campion, già in corsa per il Leone d'oro a Venezia e in sala da oggi con Lucky Red e su Netflix dal 1 dicembre, la lunghezza, 125 minuti, ha una sua legittima ragione di essere. Il film con Benedict Cumberbatch, Kirsten Dunst, Jesse Plemons e Kodi Smit-McPhee ha un suo andamento lento, tossico, perché quello che si sta rivelando della storia ha i suoi giusti tempi ed è solo uno dei possibili sviluppi suggeriti dalla trama.
Film Netflix, tratto dal romanzo omonimo di Thomas Savage (edito in Italia da Neri Pozza), ci porta in Montana, nel 1920 in un post-western. L'introverso allevatore Phil Burbank (Benedict Cumberbatch) incute paura e timore reverenziale a tutti quelli che lo circondano. Quando il mite e più colto fratello George (il grandissimo Jesse Plemons) porta a casa la nuova moglie, la vedova Rose (Kirsten Dunst), con il figlio di lei, Phil non ci sta ad accettare quelli che considera solo degli estranei e li comincia a tormentare in una guerra senza esclusione di colpi. Ma si può dire che se questa è la trama di minima, quello che succede dopo è legato a smottamenti emotivi dei personaggi tanto sorprendenti quanto impossibili da raccontare senza fare spoiler. Ma una cosa è certa: il figlio di Rose, Peter (il longilineo attore australiano Kodi Smit-McPhee) che compare molto in sordina solo a metà film, alla fine sarà un vero e proprio protagonista. Frase chiave de IL POTERE DEL CANE? Il suo stesso titolo. Si tratta di un passo della Bibbia, un salmo che recita 'Salva l'anima dalla spada, salva il cuore dal potere del cane'. Cosa che nel Vecchio Testamento significa la capacità e la consapevolezza dei ricchi e dei potenti di poter opprimere i poveri e coloro che non hanno nessun tipo di potere.
"Sono una persona creativa e non ho fatto una percentuale dei generi del libro di Savage - ha detto a Venezia la Campion a chi le chiedeva come si fosse trovata a fare un film altamente maschile -. Ho sempre creduto a questo libro è non sono riuscito a dimenticarlo anche quando l'avevo finito. Ti entra nella psiche". Netflix? "Si è vero, erano dodici anni che non facevo un film, ma solo serie tv che devo dire mi piacciono molto perché puoi dar loro una tonalità e poi svilupparla. Netflix comunque ti permette di avere un buon budget e libertà di espressione, rispetta molto la libertà di espressione". La donna, per la Campion, da sempre animata da idee femministe, ha fatto passi da gigante: "Se hanno una possibilità - ha sottolineato - nessuno le ferma e oggi hanno più sostegno anche da parte del mondo maschile". L'attore londinese Benedict Timothy Carlton Cumberbatch (Sherlock Holmes) ha detto del suo personaggio macho e scostante: "La sua tossicità dipende da come è stato cresciuto. Lo capisco e non lo giudico, ma il fatto che non ha redenzione fa parte della sua storia. Comunque un personaggio complesso che è riduttivo considerare solo cattivo". Ma la cosa più centrata su IL POTERE DEL CANE e su Jane Campion alla fine l'ha detta Kirsten Dunst: "C'è in questo film qualcosa di sessuale, di torbido, una profondità che si ritrova sempre nei suoi lavori".
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