"Ho 56 anni e non ho più paura. Anzi piano piano invecchiando ho sempre più una sensazione di grande libertà e leggerezza. Questa la buona notizia che voglio dare a donne e uomini di una certa età. La chirurgia estetica? Va contro questa idea, è solo una menzogna". A parlare così stamani alla Casa del Cinema di Roma è Valeria Bruni Tedeschi, protagonista del film di Charline Bourgeois-Tacquet, GLI AMORI DI ANAIS, in sala da domani con Officine UBU. E l'attrice, sguardo accogliente e modi gentili, nell'incontro stampa torna più volte su questo tema: "Se non mi guardo allo specchio mi sento ancora una ragazza di vent'anni - dice -. Ma va detto che oggi allo specchio mi ci guardo molto meno". Di LES AMANDIERS, film in concorso a Cannes di cui è regista, ci tiene a dire: "È un film francese con una piccola partecipazione italiana, ma c'è sempre qualcosa d'Italia nei miei film. Sono fiera comunque che sia considerato italiano, ma va detto che oggi in assoluto mi sento più attrice che regista".
Nel film racconta i suoi anni a Parigi alla scuola di teatro di Patrick Chereau, una leggenda del teatro e cinema d'oltralpe: "Chereau è stato come un padre per il mio lavoro. Mi ha formato anche insegnandomi a lavorare molto. E poi era uno che chiedeva sempre di più. Comunque nel film - aggiunge - parlo anche dei suoi aspetti negativi, ho insomma cercato di non farne un Dio". È vero che ha lavorato anche sulla sua vergogna, sul suo sentirsi inadeguata? "Certo, mi insegnava a lavorare sulla vergogna. Ci chiedeva di lavorare sul nostro ridicolo per depositare poi ogni nostra vergogna sul palcoscenico". Protagonista, insieme alla Bruni Tedeschi nel film in sala da domani, è Anaïs (Anaïs Demoustier), una donna sempre in corsa in preda alle sue mille suggestioni. Trent'anni, corpo adolescenziale e viso di una bellezza mutevole, è inevitabile che faccia innamorare chiunque incontri. È il caso prima dello stagionato editore Daniel (Denis Podalydès) e poi, più tardi e per puro caso, di sua moglie Emilie (Valeria Bruni Tedeschi), affascinante scrittrice di successo. "È una storia d'amore e attrazione fisica, ma anche d'attrazione intellettuale. E tutto questo in una commedia in cui c'è una visione della vita piena di umorismo e leggerezza".
Paolo Sorrentino? "Fa parte di quei provini che non sono andati in porto. Con lui dovevo fare in LORO Veronica Lario, la moglie di Berlusconi, ma poi non mi prese. Non c'è stato nessun problema per me. Anzi l'ho visto come un assaggio del suo modo di lavorare. È giusto cercare la persona giusta per un film. Mi piacerebbe comunque lavorare con Sorrentino un giorno o lavorare anche con Nanni Moretti, una cosa che credo sappia. Ho anche spesso sognato di lavorare con Woody Allen". L'elezione di Macron? "Prima della sua conferma eravamo angosciati, speriamo solo ora si circondi di persone belle che ci portino verso la luce, la pace e a una grande realtà ecologica, umana e sociale. Chissà!". Cosa c'è nel suo Sancta Sanctorum? "Più che il cinema la letteratura. Un mio riferimento è sicuramente Natalia Ginzburg".
Come sceglie i film? "Guardo ai registi, sono loro che mi devono piacere, ci deve essere alchimia. Nel caso di Charline Bourgeois-Tacquet, mi stupiva la sua musica, mi faceva pensare a Rohmer e poi mi proponeva un personaggio davvero nuovo". A proposito di musica, quelle del film sono di Nicola Piovani.
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