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Edgar Reitz, io tra Heimat e l'autobiografia

Edgar Reitz, io tra Heimat e l'autobiografia

Masterclass del regista, a Roma tutti gli episodi della saga

ROMA, 16 dicembre 2022, 19:04

Redazione ANSA

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Al termine di una maratona che non ha precedenti, almeno in Italia, e che ha visto affollare ogni fine settimana le sale della Casa del Cinema di Roma per la presentazione di tutti gli episodi della saga di "Heimat", il suo autore Edgar Reitz, figura storica del cinema tedesco, ha voluto condividere con il suo pubblico i festeggiamenti per i suoi 90 anni (è nato il 1 novembre 1932), la soddisfazione per il restauro in 4K di "Heimat 2" e quelli per la sua autobiografia, da poco uscita nelle librerie tedesche.
    Grazie all'impegno del suo distributore italiano Viggo che adesso presenta "Heimat 2" e ha i diritti di tutta la trilogia, del Goethe-Institut, di Casa del Cinema, Reitz è stato protagonista di una masterclass in compagnia dei due protagonisti delle ultime due parti della saga, Henry Arnold e Salome Kammer (che nella vita è diventata la moglie dell'autore). Fermato all'ultimo momento a Monaco da una tempesta di neve, Reitz ha risposto in video-collegamento alle domande dello storico del cinema Giovanni Spagnoletti e a quelle dei suoi spettatori che a oltre 35 anni dalla prima proiezione mostrano la stessa passione simbiotica con la storia della famiglia Simon.
    Reitz ha chiarito la genesi dell'opera in cui si è identificato dopo le folgoranti apparizioni al tempo del Nuovo cinema tedesco seguite dal disastro economico de "Il sarto di Ulm" (1978). "A quell'epoca - ha detto - ero entrato in una crisi profonda e pensavo di dover chiudere con il cinema. Ebbi la fortuna che la televisione tedesca conoscesse un periodo di grande attenzione per il lavoro dei cineasti puri. Allora il genere conosciuto come 'heimat film', ovvero storie kitsch sulla provincia tedesca, andava di moda e potevo sfruttare il filone adattandolo alla mia visione. Per me la parola 'heimat' si dovrebbe tradurre come 'appartenenza', memoria - spesso anche dolorosa - della terra natia, della piccola patria che ciascuno si porta dentro. Nel tempo questo concetto si è trasformato, oggi appartiene a tutti coloro che vengono sradicati dal luogo d'origine con cui però mantengono un legame profondo. Così, anno dopo anno, la storia di una singola famiglia è diventata la fotografia della mia Germania".
   

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