Un fratello e una sorella divisi dalla loro creatività e forse anche da un amore impossibile da vivere che li porta inevitabilmente a confrontarsi con gli estremi. È la storia al centro di Fratello e sorella di Arnaud Desplechin, già in concorso al Festival di Cannes e ora in sala dal 3 agosto con Movies Inspired. Da una parte troviamo uno scrittore famoso, Louis (Melvil Poupaud), con la passione per oppio e alcol e, dall'altra, sua sorella Alice (Marion Cotillard), attrice altrettanto famosa che sembra apparentemente realizzata.
Che tra loro non corra buon sangue si capisce subito dal fatto che si evitano da vent'anni. Un incidente stradale, così inizia il film, che vede coinvolti i loro anziani genitori li costringe però a rincontrarsi. Tanto più quando entrambi i vecchietti, che si amano molto, muoiono all'ospedale l'uno dopo l'altro. Il perché del loro odio così viscerale, intenso, che ricorda quello di Caino e Abele, ("Ho un grande difetto: ogni volta che tocco il quotidiano, non posso fare a meno di trasformarlo in mito. Ho anche un piccolo pregio: ogni volta che tocco il mito, non posso fare a meno di trasformarlo in quotidiano", dice il regista francese), non è abbastanza chiaro, anche se di mezzo ci sono sicuramente un amore prossimo all'incesto, l'ammirazione e la relativa invidia. Il successo di Louis, nei primi tempi adorante con la sorella che considera una musa, non piace troppo ad Alice quando è lui sotto i riflettori.
Scena cult del film il primo incontro tra i due all'ospedale. Alice vede Louis da lontano nel corridoio della clinica e si schianta a terra, ha un improvviso mancamento. Un gesto teatrale, passionale più che di odio. Centrali, comunque, in Fratello e sorella le dinamiche di questa famiglia complicata. Ovvero una madre, Marie-Louise (Nicolette Picheral) non troppo amata da Louis e un padre, Abel (Joel Cuddennec), tenero ma autoritario e con una testa degna di un re, che è invece tutto per la figlia.
L'aspetto forse più riuscito di in quest'opera di Arnaud Desplechin - regista di Roubaix, una luce (2019) e Tromperie - Inganno (2021) - è proprio la sua capacità di lasciare tracce dell'odio tra Alice e Louis, e non solo, senza poi dare mai vere spiegazioni. Così quello che alla fine resta è la passione tra i due che può far sognare o mettere paura. Fratello e sorella si conclude con Alice che dice "sono ancora viva". "Per me - commenta Desplechin - la base dello spettacolo è che la vita ha la meglio sulla morte, la giovinezza sulla vecchiaia, che riesce a capirne gli schemi, che riesce a ripararli. Al contempo, Alice dice quest'ultima battuta piangendo. Louis inizia il film in esilio nei Pirenei, Alice lo termina in esilio in Benin. Conclude dicendo: 'Sono ancora viva'. Possiamo intenderla in questo modo: 'Eppure sono viva'! La funzione del cinema è quella di spazzare via lo scetticismo. Sì, noi siamo vivi, imperfetti e meravigliosi. Amo la fine di A qualcuno piace caldo di Billy Wilder: 'Nessuno è perfetto'. È evidente che il mondo si dirige verso una catastrofe, che non smettiamo di affermare che non andiamo d'accordo, eppure bisogna proseguire verso la vita".
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