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Cumberbatch, bisogna lasciar andare il dolore

Cumberbatch, bisogna lasciar andare il dolore

L'attore è un padre in lutto in 'The Thing with Feathers'

BERLINO, 18 febbraio 2025, 20:04

(di Francesco Gallo)

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Un giovane padre di due figli adolescenti (Benedict Cumberbatch) è letteralmente devastato dalla morte improvvisa e inaspettata dell'amata moglie. La sua realtà si sgretola lentamente quando avverte una presenza maligna, in forma di corvo antropomorfo pieno di piume, che lo perseguita nella sua stessa casa, un vero e proprio essere demoniaco. Questo, in estrema sintesi quello che accade in 'The Thing with Feathers' (letteralmente la cosa con le piume) adattamento di un racconto di Max Porter rivisitato e diretto da Dylan Southern passato oggi alla Berlinale fuori concorso. Il fatto è che il padre in lutto, nel film semplicemente 'Dad', è un fumettista che comincia a disegnare ossessivamente sinistre figure di uccelli con china nera, quasi per esorcizzare quello che vede, o crede di vedere, ormai sempre più spesso intorno lui. Ma il corvo gigante non molla né lui né i figli che dice di voler soprattutto aiutare: "Non me ne andrò finché non avrai più bisogno di me". Le settimane e i mesi durante i quali il padre e i suoi figli sono sotto assedio dal corvo sembrano non finire mai anche se a un certo punto questa atmosfera alla fine li costringe davvero ad affrontare il loro dolore e a riconciliarsi con la nuova forma che la loro famiglia deve assumere. "È un romanzo sorprendente che dice una cosa su tutte: 'bisogna lasciar andare il dolore'. Penso di averlo letto in un pomeriggio e ne sono rimasto sbalordito, ed era uno di quei libri in cui non riuscivo a smettere di raccomandare agli amici - dice Cumberbatch - . Avevo anche visto lo spettacolo teatrale con Cillian Murphy che Enda Walsh ha adattato che però aveva un taglio fantastico dello stesso materiale". Invece sulla sua attrazione per i drammi oscuri in cui si misura in tutta la forza la sua grande capacità emotiva, spiega: "Penso sia solo la consapevolezza della lotta e del dolore in cui si muovono alcuni dei miei personaggi. Sono molto cosciente di quanta cura occorre ad ognuno di noi per trovare un equilibrio. Solo questo ti permette poi saper di fare il percorso inverso. Sai noi attori siamo creature strane, abbiamo a volte il desiderio di questi luoghi oscuri, impegnativi, complessi e sfumati perché lì c'è solo un materiale più ricco con cui recitare. È un lavoro meraviglioso il nostro in cui puoi realizzare le situazioni di altre persone ed esplorare qualcosa che è al di fuori della tua esperienza". Infine una curiosità: il titolo del racconto di Max Porter, a cui è ispirato il film, fa riferimento alla poesia di Emily Dickinson 'La speranza' è la cosa con le piume'.
   

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