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Libri: Piovanelli, il parroco cardinale

Libri: Piovanelli, il parroco cardinale

Da seminario con don Milani alla porpora in suo ultimo colloquio

FIRENZE, 16 novembre 2016, 15:05

Redazione ANSA

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Il cardinale Silvano Piovanelli un mese di prima di morire, il 9 luglio 2016, ha parlato a lungo con Marcello Mancini e Giovanni Pallanti, i due autori de "Il parroco cardinale" (Edizioni San Paolo, 144 pagine, 14 euro). I due autori hanno ripercorso con lui le tappe principali della vita dell'ex arcivescovo di Firenze, ricostruendo una vicenda che abbraccia oltre 90 anni di storia dell'Italia e della sua città, dall'infanzia in una famiglia contadina al seminario insieme a don Lorenzo Milani, dagli anni da parroco nel "comune più rosso d'Italia", Castelfiorentino, fino alla creazione a Cardinale. Quel colloquio, filo conduttore del libro, sarà l'ultimo incontro con i giornalisti, l'occasione per ricordare l'estremo desiderio del cardinale: essere ricordato come un semplice parroco. Piovanelli è stato un uomo del dialogo, ha avuto come esempio la bontà e il coraggio del cardinale Elia Dalla Costa, ha vissuto accanto alle turbolenze del cattolicesimo sociale cercando di comprenderle. E' stato pastore per vent'anni in una terra, la Valdelsa, nella quale la contrapposizione ideologica aveva i connotati duri dei contadini e degli operai fra i quali era cresciuto nel suo Mugello.
    Ricorda il padre socialista, che per lui aveva in mente un futuro da muratore e non da prete. Piovanelli non aveva nulla di clericale. Poteva essere, per paradosso, un vescovo clandestino in un Paese ateo dell'Est europeo degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Da arcivescovo non è mai stato estraneo alle dinamiche politiche.. Del resto diceva: "Tutto è politica.
    Tutto quello che entra nella storia, e quindi anche la fede ha una valenza politica; e per la Chiesa stessa c'è un'opzione politica. Ma la politica non è tutto l'uomo..." È stato un autentico pastore con addosso l'odore delle sue pecore, come ha detto papa Francesco. "Io sono nato povero e nonostante una vita piena di contatti con tante persone, tante istituzioni e nonostante il mio percorso nella Chiesa, sono rimasto povero e quindi non ho nulla da lasciare; ho da lasciare soltanto amore".
   

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