(Carlo Collodi, "Pinocchio, la
storia di un burattino. La prima oscura edizione", pp. 152, 15
euro). La prima edizione di Pinocchio, quella pubblicata a
partire dal 1881 sul "Giornale per i bambini", restituisce al
lettore l'opera così com'era stata originariamente pensata e
scritta da Collodi, svelandone la perturbante natura oscura. Una
rivoluzione di prospettiva e una possibile scoperta per milioni
di lettori, abituati al "lieto fine", al valore pedagogico e
alla visione rassicurante del burattino che si fa bambino,
alimentata anche dal successo mondiale del cartone animato della
Walt Disney del 1940.
Pinocchio è però un libro tridimensionale che sorprende,
arricchito in questa nuova veste dalle perturbanti illustrazioni
realizzate ad hoc dal giovane artista siciliano Simone Stuto.
Con questo bellissimo e tetro racconto, il 27 ottobre 1881
Collodi concludeva la prima redazione del libro. Pinocchio
moriva impiccato a un albero, punito per la sua stolidità e
disubbidienza, pronunciando un'invocazione già udita altrove:
"Oh babbo mio! Se tu fossi qui!": inevitabile il richiamo
cristologico della locuzione.
La decisione di Collodi di far crepare il suo burattino può
solo appartenere alla logica del terrore. Quella logica alla
quale un estimatore d'eccezione, Italo Calvino, riconduceva
senza alcun indugio Pinocchio: forse l'unico romanzo italiano, a
suo dire, da ascrivere al romanticismo nero e fantastico.
Tradotto in più di 240 lingue, Pinocchio è con tutta probabilità
il libro italiano più conosciuto e venduto al mondo. Decine le
letture e le interpretazioni del testo, elaborate da critici ed
esegeti lungo tutto il XX secolo. Al centro di numerosi
dibattiti, ad esempio, la controversa lettura operata dal
cardinale Giacomo Biffi che, al di là della laicità dell'autore,
analizza le vicende del burattino in parallelo con la storia
della salvezza secondo il credo cristiano-cattolico.
Per Giorgio Manganelli, autore di "Pinocchio: un libro
parallelo", il capolavoro di Collodi è forse l'unico mito
classico che ci viene dall'Ottocento, un testo veloce e
guizzante in cui regnano il silenzio e la tenebra. Ne "La storia
di un burattino" non c'è spazio per la metamorfosi edificante:
il romanzo, veloce e guizzante, terrificante e cupo, disegna un
piccolo universo dominato dal male, dalla falsità, dalla cattiva
fede, dalla furbizia.
La scrupolosa operazione di restituzione filologica del testo
originario svela la natura oscura di Pinocchio - poi nel tempo
edulcorata - grazie a questa importante iniziativa editoriale
del Palindromo, casa editrice di Palermo. La pubblicazione è
curata da Salvatore Ferlita, docente di Letteratura italiana
contemporanea all'Università "Kore" di Enna.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA