(di Marzia Apice)
DANIELA MONTEMAGNO, ROMOLO VALLI
(Edizioni Sabinae, pp.412, 20 euro). I lunghi, intensi anni
trascorsi a calcare il palcoscenico, per raccontare al pubblico
con passione e talento i grandi classici del teatro, cercando al
contempo di rinnovare e sperimentare; la ventennale avventura
con la Compagnia dei Giovani, fondata nel 1954 con Giorgio De
Lullo, Rossella Falk, Elsa Albani e Anna Maria Guarnieri e la
consacrazione teatrale; e poi la carriera nel cinema dei
maestri, sotto la direzione dei più grandi registi italiani, da
Mario Monicelli ne "La Grande Guerra" e "Un borghese piccolo
piccolo" a Vittorio De Sica ne "Il giardino dei Finzi Contini",
da Luchino Visconti ne "Il Gattopardo" e "Morte a Venezia" a
Bernardo Bertolucci in "Novecento", da Valerio Zurlini in "La
ragazza con la valigia" a Sergio Leone in "Giù la testa".
C'è tutta la vita, breve ma intensa, di Romolo Valli, accanto
a un'appassionante fotografia dello spettacolo dal vivo italiano
della seconda metà del '900, nella biografia di Daniela
Montemagno pubblicata da Edizioni Sabinae e dedicata al grande
attore e manager teatrale nell'anniversario dei 40 anni dalla
scomparsa.
Nato nel 1925 a Reggio Emilia, Valli scomparve nel 1980 a Roma,
a seguito di un incidente automobilistico: una vita bruscamente
interrotta la sua, eppure vissuta pienamente, sempre con ironia,
curiosità, intelligenza e vivacità, e rimanendo fedele a un
motto emblematico, "niente per forza, tutto per amore".
L'autrice - che ha trascorso oltre 35 anni alla SIAE lavorando
nell'ambito delle attività culturali, prima nel settore delle
pubblicazioni, poi come bibliotecaria e conservatrice alla
Biblioteca Museo teatrale del Burcardo, di cui è stata anche
responsabile - ha costruito per il lettore un ritratto
esaustivo, dell'artista e dell'uomo, raccontando in oltre 400
pagine ogni aspetto della sua figura, dai momenti più scherzosi,
all'epilogo tragico, e poi i successi, tanti, e i premi, tra cui
il Nastro d'Argento ottenuto per tre volte come miglior attore
non protagonista, nel 1963 per "Una storia milanese" (1962) di
Eriprando Visconti, nel 1971 per "Il giardino dei Finzi Contini"
(1970) e nel 1977 per l'interpretazione del capoufficio Spaziani
in "Un borghese piccolo piccolo" (1977).
Oltre alle tappe della carriera di Valli, nel libro trovano
spazio anche alcuni appunti autografi rinvenuti tra le sue
carte, due lettere a lui indirizzate dall'amico Federico Fellini
e i diversi ricordi legati alla sua figura e al lavoro svolto al
suo fianco, molti dei quali commossi, che alcuni giovani di
allora, oggi affermati professionisti dello spettacolo, hanno
voluto affidare alle pagine della biografia.
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