(di Elisabetta Stefanelli)
GIAMPIERO MOSCATO, IL MEDIUM SIAMO
NOI. Manuale di giornalismi (MONDADORI Università, PP391, Euro
37,00)
"Di manuali di giornalismo sono zeppe le librerie. Alcuni
sono eccellenti guide di base per chi voglia accostarsi alla
professione, altri sono importanti storicizzazioni di
un'evoluzione che, da circa tre secoli, non si è fermata. Questo
manuale, Il medium siamo noi, riesce a coniugare entrambi gli
approcci e a individuare le risposte che i nuovi giornalismi
devono dare ad un mondo che cambia, ma soprattutto a una
pubblica opinione che muta, in una fase in cui le mediazioni
tendono a sparire. Perché l'evoluzione, per l'appunto, non si
ferma". Con queste poche righe che aprono la prefazione del bel
libro firmato da Giampiero Moscato e realizzato con la
collaborazione di Francesco Monti e Tommaso Romanin, il
presidente dell'ANSA Giulio Anselmi riassume non solo il senso
del volume, ma anche quello di una professione che vive una
situazione di profonda crisi dovuto ad una trasformazione che
porterà ad una rinascita, perché se la carta stampata perde
forza la richiesta di informazione cresce.
Una rinascita che ha bisogno di punti fermi e solidi, quelli
appunto tracciati nel manuale, nella consapevolezza che anche il
mondo web e social deve trovare un approdo. Dalla Selce
all'algoritmo, come recita il primo dei 31 capitoli, sono
passati 45 mila anni, nel frattempo sono nati i giornali, poi le
agenzie di stampa, poi la radio, la televisione, il web, i
social network, lo smartphone che tutti li comprende in una
forma intelligente. Ma aldilà del medium la questione centrale
rimane quella che il volume percorre nella terza parte, ovvero
l'etica. Non è solo una questione di regole, che pure qui sono
ricordate con dovizia e precisione, è una questione di umanità.
Quella che sfugge forse alla ChapGpt, ma che non sfugge al
Garante della privacy che per primo ne ha bloccato lo sviluppo
indiscriminato.
Il tema è guidare questa evoluzione e il manuale in questione
aiuta ad affinare gli strumenti per farlo senza dimenticare le
basi della professione che poi è mestiere, capacità di capire le
notizie, di scrivere e raccontare. E' bello infatti ritrovare
nelle pagine del libro di Moscato la cosiddetta "cucina", che
lui come giornalista di agenzia di lungo corso conosce molto
bene, ovvero il mettere le mani nella pasta dei fatti che si
riconcorrono per farli lievitare in una forma che sia sostanza,
nutrimento di libertà e democrazia, ma anche bellezza di storie
che arricchiscono la vita. Ci sono qui le fonti, le tecniche, i
settori, e anche "l'altra faccia" ovvero gli uffici stampa.
Troppo spesso infatti le stesse scuole di giornalismo volano
troppo alto sulle ali della storia e della teoria senza spiegare
che il giornalismo, in qualunque forma si esprima, deve essere
mente e corpo di chi facendone un mestiere non deve mai
abbandonare la passione che su quella strada lo ha portato.
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