(di Marzia Apice)
ALBERTO PELLAI, 'NELLA PANCIA DEL
PAPÀ. FILASTROCCHE PER CRESCERE INSIEME' (Salani, pp.64, 15.90
euro)
Radici e ali, affetto e regole, perché "i gesti della cura di
un papà costruiscono l'identità del bambino". Alberto Pellai
torna a parlare di genitorialità e questa volta si rivolge
direttamente ai padri con il libro "Nella pancia del papà"
(Salani), scritto con l'obiettivo di ripensare e ridefinire il
ruolo paterno, donandogli una nuova centralità.
Il volume, con le illustrazioni di Cristina Lo Cascio,
propone una serie di filastrocche nelle quali un bambino parla
al suo papà esprimendogli esperienze, bisogni, timori, gioie e
desideri: storie semplici e delicate, per accompagnare grandi e
piccoli in un viaggio unico e speciale, che inizia con la
crescita e poi non ha mai una fine. "Con una narrazione emotiva
volevo aprire un dialogo su ciò che accade nel passaggio da uomo
a padre: dobbiamo ricordare che è il figlio a far nascere il
padre, non viceversa", spiega all'ANSA l'autore, psicoterapeuta
ed esperto di età evolutiva. "Questo libro torna ora in una
nuova edizione: lo avevo scritto quasi 20 anni fa, poco dopo la
nascita di mia figlia".
"Nella pancia del papà" si sofferma molto sulla tenerezza, un
sentimento che spesso sottovalutiamo, anche in famiglia. "Il
tema della tenerezza paterna è particolare, siamo abituati ad
affrontarlo spesso solo in una prospettiva religiosa, con un Dio
padre amorevole e tenero in contrasto con un Dio giudice e
autoritario: nel libro la racconto partendo dalla sofferenza e
dalla fatica che molti papà provano all'idea di abbandonare lo
stereotipo del vero uomo. Spesso la tenerezza e la paura sono
considerate dagli uomini come elementi di fragilità, anche nel
rapporto con i propri figli", racconta Pellai. "La tenerezza
sposta il papà nel territorio degli affetti, un aspetto poco
raccontato", prosegue, "l'uomo tutto d'un pezzo non cede alla
tenerezza. E non è un caso che gli uomini parlino molto poco tra
loro di paternità, preferiscono parlare di politica e sport, ma
non del proprio privato. Invece è importante parlarne: anche le
neuroscienze ci dicono ormai che la connessione emotiva con il
proprio bambino determina nel padre una riduzione di
testosterone, e un aumento di ossitocina e prolattina, gli
ormoni della tenerezza".
Molto spesso capita che se un papà partecipa attivamente alla
cura dei figli sia chiamato "mammo", evidenziando così
l'eccezionalità di un comportamento da sempre riconducibile solo
e soltanto alla mamma. Questo danneggia i papà? "Il termine
mammo non fa bene ai padri, chiamandoli in questo modo sembra
che debbano imitare le mamme, invece non è così. I papà usano il
codice paterno per gesti di cura che li fanno sentire autonomi,
che fanno entrare in gioco in loro il senso di responsabilità",
afferma l'autore. "Il tema è cruciale anche nel nodo della
conciliazione famiglia-lavoro, da sempre declinato al femminile:
in questo qualcosa sta cambiando per fortuna, molte aziende
adesso vanno incontro anche ai padri". Il cambiamento, secondo
Pellai, è iniziato "dopo il femminismo: negli anni '70 e '80 i
padri curavano i bambini come mai avevano fatto le generazioni
precedenti, ma oggi il dibattito sulla paternità è mutato
ancora, spostandosi da ciò che devi fare a ciò che è importante
e che vuoi fare. I gesti della cura paterna costruiscono
l'identità del bambino: ma sono importanti anche per la
prevenzione della violenza di genere. Imparando la cura e la
tenerezza, i bambini disimparano il codice della violenza e
della potenza".
Ma quali sono le paure dei genitori di oggi? "Il tema
principale adesso è l'ansia, in due direzioni: da un lato c'è un
senso di inadeguatezza, la paura di non essere bravi", riflette
Pellai. "E poi c'è l'ansia protettiva, l'idea che il bambino
vada messo a riparo. Il rischio in questo caso è quello che
chiamiamo il papà peluche, ossia un padre che non riesce ad
avere un ruolo di stabilizzatore. Se la mamma da sempre tende a
proteggere il bambino, a tenerlo più chiuso rispetto
all'esterno, il papà deve essere il promotore dell'uscita del
bambino verso il mondo. Ed è importante che mantenga questo
ruolo".
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