TRIESTE - In un mercato sempre più diviso tra coloro che acquistano di tutto e a basso costo, i cosiddetti "raccoglitori", frequentatori di eBay, e i veri collezionisti a caccia del pezzo unico da comprare anche se a prezzi alti, il libraio antiquario deve raffinare il mestiere e perfezionarsi nel saper raccontare una storia.
"E' così che ho resistito dieci anni", spiega Simone Volpato che celebra in questi giorni il primo decennio della sua libreria Drogheria 28, divenuta in breve tempo un punto di riferimento per i collezionisti del Nord Est.
"Il libraio antiquario deve proporre delle storie, il collezionista le cerca ed è disposto a pagarle per averle".
Qualche esempio? "L'archivio di Anita Pittoni è una storia, così come anche la biblioteca di Svevo o quella di Carlo Michelstaedter".
Dottore in ricerca di Scienze bibliografiche e archivistiche, Volpato setacciando documenti e libri di bancarelle e inseguendo i libri nel loro peregrinare tra librerie e case private, come un investigatore è riuscito a ricostruire anche altri piccoli patrimoni oltre ai tre citati. Lui li definisce "detriti letterari del Novecento", prodotti a Trieste, con i suoi libri unici come "Una vita" di Italo Svevo che così omaggia Attilio Hortis, oppure "Il mio Carso" di Slataper o il "Canzoniere" di Umberto Saba, o ancora, le lettere di Bobi Bazlen a Saba, particolarmente ricercate. Tutti beni descritti in "Trieste è un arcipelago. Libri unici e scontrose carte" (Ronzani editore Libreria Antiquaria Drogheria 28, 175 pagg., 28 euro) che il libraio ha pubblicato per il decennale.
"Oggi c'è la ricerca spasmodica del pezzo unico - spiega - Ogni collezionista è disposto a spendere pur di acquistare un pezzo unico: che sia per fare investimento, per completare una propria collezione o soltanto per fare un dispetto a un collega collezionista soffiandogli un pezzo". Cosa cerca oggi il collezionista medio? "La letteratura del '900 va tantissimo: Pasolini, Calvino, Saba. La ricerca è concentrata su scartafacci, bozze di stampa, manoscritti, bozze corrette prima della pubblicazione...". Da questo punto di vista Trieste è una miniera: città di anziani colti e benestanti, fino a pochissimi anni fa era solito vedere migliaia di libri abbandonati o svenduti nello smobilitare dimore e cantine.
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