Sono passati venti anni dalla tragica scomparsa a 48 anni di Guido Toffoletti, il musicista veneziano considerato uno dei pionieri del blues italiano. Il giornalista Giò Alajmo ne ricostruisce la storia attraverso testimonianze, aneddoti, fatti e ricordi. Figlio scapestrato di un giornalista, cresciuto a Venezia, Guido ha fatto della sua vita un omaggio alla sua grande passione per la musica attraversando, diventandone uno dei protagonisti, l'ultimo quarto musicale del Novecento.Era sotto il palco del Piper ai tempi del beat, ospite fisso come al Big Club di Mestre, roadie per i Renegades e poi per Joe Strummer dei futuri Clash, poi i tv con Claudio Ambrosini e la sua prima opera beat. L'incontro a Londra con Alexis Korner, venerato padre del blues inglese, lo galvanizzò al punto da creare una propria band e incidere nel 1976 il primo disco blues di un musicista italiano. La sua Blues Society fu scuola per numerosi giovani musicisti locali, veneti e friulani, chiamati a suonare e a incidere con i grandi del blues internazionale che riusciva di volta in volta a coinvolgere. E tra le collaborazioni più prestigiose di Guido si ricordano oltre a Korner, anche Paul Jones, John Mayall, Andy J.
Forest. B.B. King e altri. Nonche' con Ian Stewart, Keith Richard e Mick Taylor, tre dei Rolling Stones. Appassionato di rock'n'roll, dei Beatles e di Elvis Presley, collezionista di chitarre elettriche e di memorabilia legate ai suoi idoli musicali, Toffoletti che ha inciso oltre 20 album, era anche un romantico solitario, un amico che sapeva creare con tutti rapporti che sembravano unici, era un burlone e un eterno Peter Pan che aveva inseguito i suoi sogni fino a toccarli. La sua storia si interruppe tragicamente, il 22 agosto 1999, travolto da una macchina mentre correva in bici in piena notte.
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