(A cura di SILVIA LUSUARDI SIENA,
FILIPPO AIROLDI, ELENA SPALLA - "PIAZZA DUOMO PRIMA DEL DUOMO",
SILVANA EDITORIALE, PP 896, EURO 66,50).
Piazza Duomo, a Milano, ha conosciuto imponenti
trasformazioni. E sono stati soprattutto gli scavi che tra il
1870 e la fine dello scorso secolo hanno interessato l'area a
far conoscere, sia pure per frammenti, l'evoluzione di questo
spazio centrale della Milano antica e medievale.
A farci ripercorre ora le vicende millenarie del complesso
episcopale milanese prima che la piazza assumesse l'aspetto
attuale è il volume "Piazza Duomo prima del Duomo"
(SilvanaEditoriale), presentato oggi all'Università Cattolica.
Un testo che ricostruisce l'assetto antico della piazza grazie
all'analisi di testimonianze archeologiche frutto di scavi
condotti anche per la costruzione di condutture fognarie, di un
rifugio antiaereo nel 1943 e delle stazioni delle linee 1 e 3
della metropolitana.
La piazza fu occupata dalla fine del IV secolo d.C. da
prestigiosi edifici di culto, oggi quasi dimenticati e in gran
parte scomparsi, appartenenti al complesso episcopale: due
cattedrali paleocristiane (IV - V secolo) con i rispettivi
battisteri e altri annessi.
Della cattedrale invernale di Santa Maria Maggiore, si
conoscono poche strutture, individuate sotto il Duomo che ne ha
quasi completamente cancellato le tracce. La basilica era
affiancata a nord da una torre /campanile di forma ottagonale,
abbattuta da Federico Barbarossa nel 1162 e ricostruita da
Azzone Visconti nel 1333, che collassò definitivamente pochi
anni dopo.
La grande cattedrale estiva di Santa Tecla, a cinque navate,
lunga circa 80 metri, occupava invece buona parte dell'attuale
piazza e dopo incendi e ricostruzioni venne sacrificata nel 1465
per l'avanzamento del cantiere del Duomo. Ne restano porzioni
visibili dal mezzanino della metropolitana e dall'area
archeologica sotto il sagrato del Duomo.
I due antichi battisteri, nei quali si praticava il rito di
iniziazione cristiana per immersione orizzontale, erano dotati
di un'ampia piscina di forma ottagonale. Del primo, intitolato a
Santo Stefano alle Fonti, resta solo parte della vasca con il
fondo rivestito da lastre marmoree disposte a croce. Del secondo
battistero, San Giovanni alle Fonti, fondato da Ambrogio e
anch'esso visitabile nell'area archeologica, si conserva il
perimetrale ottagonale, la grande vasca e la porzione inferiore
dell'alzato. È qui che, nel 387, il vescovo Ambrogio battezzò
Agostino.
"Perché tutto questo - si domandano i curatori del volume - è
andato distrutto e solo poche tracce del complesso episcopale
sono ora visitabili nell'area archeologica sotto il sagrato del
Duomo? La risposta va cercata nella storia più recente della
città, segnata in particolare dagli anni drammatici della
Seconda guerra mondiale e dalle esigenze di ricostruzione e
dallo sviluppo urbanistico seguito al boom economico".
Nella primavera del 1943, la decisione di costruire proprio
al centro della piazza un rifugio antiaereo determinò la
necessità di uno scavo profondo oltre 9 metri. Fu Alberto de
Capitani d'Arzago, noto archeologo milanese e professore presso
la Regia Università degli Studi di Milano e per un breve periodo
anche presso l'Università Cattolica, a comprendere la portata
storica e l'importanza archeologica dei resti che emergevano dal
sottosuolo e a documentare quanto tornava in luce prima che la
situazione di emergenza ne causasse la definitiva distruzione.
Fu allora "salvato il salvabile" ovvero una piccolissima
porzione delle absidi di Santa Tecla e del San Giovanni alle
Fonti, ma fu necessario demolire buona parte della cattedrale
sopravvissuta per oltre 1000 anni".
Grazie all'interessamento del cardinale Giovanni Battista
Montini, dal 1963 papa Paolo VI, fu possibile restituire ai
milanesi almeno i resti del battistero e dell'abside di Santa
Tecla e inaugurare nel settembre del 1968 un percorso di visita
che, rinnovato nel 2009, viene ora illustrato con oltre 1.500
immagini nel volume.
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