(di Marzia Apice) "Io ero curioso di lui, mi chiedevo come fosse riuscito da povero semianalfabeta com'era stato, a diventare uno scrittore della sua grandezza. Ma ogni volta che toccavo questo argomento, ottenevo risposte vaghe. Non gli piaceva parlare di sé". Così Andrea Camilleri raccontava di Guglielmo Petroni, scrittore, poeta e pittore lucchese a cui la Fondazione Banca del Monte di Lucca e la Fondazione Lucca Sviluppo dedicano la mostra-omaggio "Il segno e la parola" allestita a Palazzo delle Esposizioni dal 25 gennaio fino al 16 marzo.
Nato a Lucca nel 1911, Petroni fu costretto ad abbandonare gli studi: eppure, grazie all'incontro con lo scultore Gaetano Scapecchi e la frequentazione del suo laboratorio, decise dapprima di dedicarsi all'arte, per poi allargare i suoi interessi alla letteratura e alla cultura tutta divenendone un autentico protagonista. Curata da Alessandra Trabucchi e Giovanni Ricci, l'esposizione lucchese riunisce documenti e opere per raccontare al pubblico le fasi della poliedrica vita dell'artista, senza tralasciare l'importante rete di relazioni e amicizie strette nel corso della carriera così come l'esperienza politica, che per lui fu cruciale e drammatica. Quando fu chiamato a Roma nel 1938 da Malaparte per collaborare a 'Prospettive', Petroni entrò infatti nella Resistenza ma fu catturato dai nazisti e trasferito nel carcere delle SS di via Tasso a Roma dove venne torturato. Riuscì a scampare alla condanna a morte solo all'ultimo momento, grazie all'arrivo degli Alleati: il racconto della sua esperienza di prigionia e dell'angosciante ritorno a Lucca dopo la scarcerazione anima 'Il mondo è una prigione', il suo libro più bello, a cui negli anni seguirono altri scritti e romanzi, tra cui 'La morte del fiume' (Premio Strega, 1974) e 'Il nome delle parole' (Premio Selezione Campiello, 1984).
La mostra rivela molto di questo grande protagonista del '900, approfondendo aspetti noti e altri meno conosciuti. Diverse le sezioni del percorso espositivo, dedicate a vari temi, dall'attività durante gli anni lucchesi all'impegno letterario, dalla passione per l'arte (anche come critico) all'esperienza della Resistenza fino ai tanti amici artisti e scrittori che con lui condivisero molto, tra cui Eugenio Montale, Mino Maccari, Renato Guttuso, Giacomo Manzù, Alberto Savinio, Ottone Rosai, Emilio Greco. Esposte in mostra numerose riviste (Petroni fu collaboratore di alcune delle principali riviste culturali del secondo Novecento italiano) e circa 30 opere d'arte realizzate in diversi tecniche e formati, anche alcuni dipinti realizzati durante la giovinezza e negli anni successivi.
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