(di Mauretta Capuano)
Indispensabile il dialogo tra
scienza, fede e tecnologia per Luca Peyron che su questi temi ha
uno sguardo originale. Giurista, teologo, sacerdote diocesano,
coordinatore degli aspetti culturali e pastorali di Spei
Satelles, la prima missione spaziale nella storia della Chiesa
Cattolica, lo mostra nel suo libro Cieli Sereni, pubblicato da
Edizioni San Paolo nel 2023, che ha venduto 5 mila copie e ha
avuto quattro ristampe, di cui è in arrivo il seguito
Sconfinato. Al centro di tutto c'è il cielo "che dovrebbe
abitare di più la vita delle persone" dice all'ANSA Peyron tra
gli ospiti della delegazione italiana alla Fiera del Libro di
Taipei, dal 4 al 9 febbraio, dove l'Italia è Paese Ospite
d'Onore.
"Taiwan è uno dei centri mondiali più importanti per la
produzione di tecnologia. È il luogo in cui nasce fisicamente la
tecnologia che tutti utilizziamo. Un posto iconico. Parlare di
questi temi qui è come andare alla sorgente di ciò che ci
circonda. Farlo con il paese di cui faccio parte per me è un
motivo di restituzione" spiega Peyron che è cappellano del
Politecnico, insegna Teologia digitale alla Cattolica di Milano
e fa catechesi con i meteoriti.
"La tecnologia deve custodire l'umano. 'Cieli sereni' è un
diario della nascita e della mia passione di astro fotografo e
di come incontrare galassie e pianeti mi faccia rileggere la
fede con categorie diverse che per me sono diventate un
linguaggio per annunciare in modo diverso il mistero di Cristo"
racconta del suo sesto libro. Annuncia anche: "con la Fondazione
Matrice, grazie ai fondi del Pnrr e con l'aiuto di Fondazione
Crt abbiamo un progetto per costruire il primo telescopio solare
ad uso delle scuole mettendo insieme insegnati di lettere,
scienze, religione in maniera multidisciplinare. Il tema dello
spazio unisce tantissimo, apre orizzonti e smonta
incomprensioni". La fede, continua "ci da una serie di
obiettivi, la scienza ci da la capacità di raggiungerli. La
scienza non spiega Dio, spiega la realtà, ma nello spiegare la
realtà mostra l'opera di Dio. Gesù fa il falegname, è il
costruttore di tecnologia. Ma che tipo di tecnologia è quella
che costruisce? Una tecnologia per la cura: la culla, il tavolo,
la sedia" spiega. Oggi che la tecnologia è così potente
dovrebbe, secondo il teologo, "incorpora un elemento di cura.
Basta pensare ai social media che possono essere strumento che
crea dipendenza o che crea indipendenza".
Peyron collabora anche la Fondazione Nazionale per
l'Intelligenza Artificiale che ha sede a Torino. "Ho animato il
processo che la ha portata ad esistere. L'Ia - dice - è una
cultura, un ambiente e quindi cambia i rapporti umani, il dato
antropologico, l'identità. È una tecnologia ecologica, non nel
senso che non consuma energia, ma che se la introduci in un
ambiente cambia il colore di quell'ambiente, come una goccia di
colorante in una bottiglia d'acqua. Se io introduco una
tecnologia così trasformativa nella vita dell'essere umano
voglio che questo renda l'umano sempre più umano, non sempre più
vicino alla macchina". Può, si chiede Peyron, l'IA essere al
servizio di una maggiore umanizzazione? Può essere una
componente vocazionale, permettermi di essere più umano? Può
essere al servizio delle relazioni per renderle più autentiche?
"È una tecnologia capace di inglobare valori, governata da
persone, l'obiettivo che tutti dovremmo avere e che dovrebbe
essere perseguito da chi disegna Intelligenza Artificiale,
soprattutto generativa e complessa. La macchina deve avere anche
uno scopo sociale-umanistico. Non posso fare un algoritmo senza
considerare le conseguenze antropologiche e psicologiche. Posso
usare la macchina per pensare meglio ma non per non pensare
più" dice convinto Peyron.
Quando uscirà il nuovo libro, Sconfinato? "Ad aprile, sempre
Edizioni San Paolo. L'idea di fondo è che la terra potrebbe
essere più bella se lasciassimo che il cielo sconfinasse un po'
di più. Partendo dal presupposto che Cristo è lo sconfinato per
definizione" annuncia il teologo.
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