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Vick-Rhorer, un Don Giovanni tra mille contrasti

Vick-Rhorer, un Don Giovanni tra mille contrasti

All'Opera di Roma con protagonista Alessio Arduini

ROMA, 29 settembre 2019, 19:04

Paolo Petroni

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Su due nuvole, prima dell'inizio, sono titolo e sottotitolo dell'opera di Mozart, ''Don Giovanni'' e ''Il dissoluto punito'', che ricompaiono, quasi a didascalia, alla fine, e poi una grande nuvola grigia che si trasformerà nel volto del Commendatore, fa da sfondo simbolico al crescendo di tutta la vicenda tragicomica del gran seduttore seriale, del suo servo Leporello e delle sue vittime in questo nuovo allestimento per l'Opera di Roma firmato da Graham Vick e con un applauditissimo cast di cantanti e Jérémie Rhorer sul podio, che si replica sino al 6 ottobre.
Allo stesso modo, l'unico arredo della scena firmata da Samal Blak è il tronco di un albero rinsecchito, su cui più volte sale Don Giovanni, a indicare una secchezza, una mortale assenza di amore, quelli per cui sembra battersi donna Elvira che, partendo da delusione e rabbia personale, rivendica indomabile, più che la verità e forza, la serietà dei sentimenti, contro un gioco che si basa solo sul sesso. Su questo Vick, secondo il suo stile, punta con la festa di nozze che si trasforma in una sorta di orgia con mimate azioni erotiche spinte e con le donne che prendono il sopravvento sugli uomini, come a volere contraltare la storia di Don Giovanni e le sue facili prede, senza contare l'aria di completa sottomissione di Zerlina: ''lascerò cavarmi gli occhi / e le care tue manine / lieta poi saprò baciar''. In un'opera di eccessi, definita ''buffa'' da Mozart, ma con un inizio e un epilogo tragico, il comico e il drammatico si rispecchiano di continuo e si sottolineano esaltandosi l'un con l'altro e basterebbe la figura del protagonista, vituperata da tutti, Leporello in testa, ma esaltata dalla musica e da un ritmo incalzante che ne fa quasi un simpatico eroe mascalzone. La parte musicale è stata ben condotta con una sua forza e incisività e gli interpreti sono tutti di qualità con i protagonisti che sono stati a lungo e molto calorosamente applauditi alla fine, ma anche a scena aperta dopo le arie più celebri: dal Don Giovanni di uno sfrontato Alessio Arduini, alle sfumature del Leporello di Vito Pariante, dall'ottima Don Anna di Maria grazia Schiavo al Masetto di Emanuele Cordaro, cui vanno aggiunti la Zerlina di Marianne Croux, Donna Elvira di Salomè Jicia e il Don Ottavio di Juan Francisco Gatel, che, nonostante un incidente alla caviglia durante la prima scena, ha continuato ha recitare e cantare aiutandosi con un bastone. A loro, da aggiungere, il coro dell'Opera diretto da Roberto Gabbiani. Quel che ha lasciato perplessi sono stati semmai i costumi (firmati da Anna Bonomelli) non perché contemporanei, ma per la scelta di abiti grigi da impiegati e o da gente di campagna in festa che poco tornano con l'atmosfera diremmo quasi pop, forte e spinta (basterebbe il feroce assassinio del commendatore all'inizio) e a contasti creata dalla regia di Vick, senza contare che lo scambio di abiti praticamente eguali tra Don Giovanni e Leporello perde del tutto senso, mentre Donna Elvira è vestita da monaca, forse per allusione alle avventure di un altro sciupafemmine, Casanova, ma levando forza al senso della sua azione. Del resto Vick sceglie una lettura molto esplicita della punizione divina per Don Giovanni, col viso del Commendatore nella nuvola che assomiglia a Gesù Cristo e l'apparizione giù dal cielo di un grande e michelangiolesco braccio col dito puntato sullo sfrontato che si rifiuta di pentirsi e verrà cacciato all'inferno.

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