Guerra e Covid, scontri tra polizia e
dimostranti ad Hong Kong, idranti, molotov, medici con
protezioni totali antivirus nelle corsie di ospedale e in sala
operatoria, soldati che si fronteggiano, rifugiati in marcia,
campi profughi, gommoni carichi di disperati. Incombe una realtà
contemporanea carica di conflitti politici e di tensioni sociali
su Turandot che Ai Weiwei ha messo in scena al Teatro dell'
Opera di Roma con l' ucraina Oksana Lyniv sul podio. L' artista
dissidente cinese, alla sua prima e annunciata come unica regia
teatrale, non è però riuscito a scaldare il pubblico della
''prima'' del capolavoro pucciniano, programmata due anni fa al
Costanzi e rinviata a causa della pandemia.
La fine dello spettacolo è stata salutata debolmente, ad
eccezione del tributo alla direttrice d' orchestra per la sua
conduzione salda e ai consensi riservati in particolare a due
interpreti, il soprano Francesca Dotto che ha strappato l'
applauso con la sua appassionata Liù e il tenore americano
Michael Fabiano convincente nel ruolo del principe Calaf, e al
coro istruito da Roberto Gabbiani.
Il nuovo allestimento prodotto dal lirico capitolino - repliche
fino al 31 marzo - arriva in un momento molto particolare. La
guerra in corso si è aggiunta solo come ultimo anello della
catena di drammi dell' attualità che dopo la pandemia Ai Weiwei
ha pensato per la sua rilettura dell' ultima opera composta da
Puccini, ambientata in una Pechino ai tempi delle favole e
rimasta incompiuta al suicidio di Liù per la morte del
compositore. La sfida di Calaf per conquistare il cuore della
gelida principessa Turandot è stata volutamente proposta senza
il finale aggiunto dal compositore Franco Alfano per rispetto
verso Puccini e lasciare agli spettatori la libertà di
schierarsi con i protagonisti.
Il fluire senza interruzione dei video degli orrori di oggi
sullo sfondo in molti momenti, ha predominato rivelandosi un
elemento di disturbo sull' intreccio di potere, vendetta e
passioni che anima i protagonisti della vicenda. Ad aggiungere
valore emotivo la presenza di Oksana Lyniv e di altri due
artisti ucraini, il soprano Oksana Dyka che ha dato voce alla
protagonista, e il baritono Adrii Ganchuk (il mandarino).
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